Haiti, storie di dolore e speranza: Marie Darlin

RS4668_Marie Darline-scrProteggere i bambini di Haiti dallo sfruttamento è molto difficile. I bambini orfani, senza alcun membro della propria famiglia che vivono ancora nei campi per gli sfollati dal terremoto del 2010, sono particolarmente a rischio. Nei cambi non è raro che i bambini siano vittima di violenza sessuale.

Save the Children sta lavorando molto con attività di protezione dell’infanzia, fornendo protezione e assistenza agli sfollati che vivono ancora nei campi. Tra queste attività vi è la creazione di Club di protezione e di sostegno per i bambini, in collaborazione con i partner delle comunità e la formazione sui diritti dei bambini, la prevenzione della violenza e in particolare la violenza di genere. Sono stati creati e supportati dei comitati di bambini e adolescenti, affinché possano partecipare attivamente alla vita del campo, al monitoraggio e alle questioni che riguardano la sicurezza del campo in cui vivono. L’attività di Save the Children si è concentrata in particolare sulle misure di resilienza dei bambini più vulnerabili a proteggere se stessi e ad insegnarlo a loro volta ad altri bambini.

I sopravvissuti al terremoto del 2010 che ancora vivono nei campi non hanno la possibilità di lavorare e hanno accesso limitato ai servizi di base, come l’acqua potabile o l’assistenza sanitaria. Il campo visitato a fuori da Port-au-Prince in cui è stata raccolta questa testimonianza, era stato costruito per ospitare 900 famiglie di sfollati. Nel corso degli ultimi cinque anni è aumentato molto il numero delle persone che è venuto a vivere qui e quindi ora questi rifugi ospitano più di una famiglia. Si stima che nel campo vi siano circa 2700 bambini, i più esposti ad abusi verbali, fisici e sessuali e sono quindi a rischio di trasmissione di malattie infettive.

Marie Darlin ha 15 anni e vive in questo campo di sfollati dal terremoto del 2010. Fa parte di uno dei Club per la protezione dei minori di Save the Children.

La storia di Marie Darlin raccontata da lei stessa:

Vivo in questo campo da 4 anni. I miei fratelli e le mie sorelle vivono da qualche altra parte e io sono qui da sola con mia madre. Le mie sorelle non vivono con noi, perché a loro non piace stare qui. Neanche a me piace stare qui, ma è quello che abbiamo e dobbiamo sopravvivere.

Mia madre aveva un negozio, ma le persone che compravano le cose da lei non la pagavano e quindi ha dovuto chiuderlo. Ora non lavora.

Qui non mi sento al sicuro, perché la gente non si rispetta reciprocamente e qui di sono molti casi di abusi. Mi ricordo che una volta è stato ucciso un ufficiale di polizia, gli hanno sparato e poi sono scappati con la moto. Qui c’è una stazione di polizia, ma non ci sono poliziotti. Non possiamo passeggiare la sera tardi, perché abbiamo paura. Ci sono giovani uomini per la strada che potrebbero prenderci.

Ho paura anche di un altro terremoto, perché quando c’è stato l’ultimo io sono quasi morta. Quel giorno ho sentito la terra tremare e mi sono alzata giusto in tempo prima che un blocco di cemento mi cadesse addosso. Credo che quel giorno Dio mi abbia salvato.

Save the Children ci ha insegnato che abbiamo dei diritti. Ci hanno insegnato che ogni bambino ha il diritto di andare a scuola, di avere la salute, l’educazione, di avere un’identità e questo è molto importante perché ci sono dei bambini che sono nati senza il certificato di nascita. Penso che i diritti dei bambini sono importanti perché anche io sono una bambina. So quali sono le conseguenze del non andare a scuola, perché la scuola è molto importante nella vita e so quali sono le conseguenze per un bambino di non avere un padre e una madre o di non avere un certificato di nascita.

Mi spaventa quando vedo i bambini che non vanno a scuola, non hanno assistenza sanitaria e che se sono feriti nessuno si prende cura di loro. La mia materia preferita a scuola è la chimica, che è quella in cui vado meglio e nella quale capisco meglio ciò che spiega l’insegnante. La mia canzone preferita è “I believe” di Celine Dion, ha una bella voce.

Dopo i miei studi imparerò agronomia oppure medicina. Potrei diventare un medico e magari prendermi cura delle persone. So cosa significa essere malati. L’agronomia invece mi piace, perché mi piace l’agricoltura e studiare le piante”.

L’ALCHIMISTA NON percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille). La sua forza sono iscrizioni e contributi donati da chi ci ritiene utile.