Haiti, storie di dolore e speranza: Shesnerline Woodeline

RS4666_Shesnerline Woodeline-scrProteggere i bambini di Haiti dallo sfruttamento è molto difficile. I bambini orfani, senza alcun membro della propria famiglia che vivono ancora nei campi per gli sfollati dal terremoto del 2010, sono particolarmente a rischio. Nei campi non è raro che i bambini siano vittima di violenza sessuale.

Save the Children sta lavorando molto con attività di protezione dell’infanzia, fornendo protezione e assistenza agli sfollati che vivono ancora nei campi. Tra queste attività vi è la creazione di Club di protezione e di sostegno per i bambini, in collaborazione con associazioni partner, e la formazione sui diritti dei bambini, la prevenzione della violenza e in particolare la violenza di genere. Sono stati creati e supportati dei comitati di bambini e adolescenti, affinché possano partecipare attivamente alla vita del campo, al monitoraggio e alle questioni che riguardano la sicurezza del campo in cui vivono. L’attività di Save the Children si è concentrata in particolare sulle misure di resilienza dei bambini più vulnerabili a proteggere se stessi e ad insegnarlo a loro volta ad altri bambini.

I sopravvissuti al terremoto del 2010 che ancora vivono nei campi non hanno la possibilità di lavorare e hanno accesso limitato ai servizi di base, come l’acqua potabile o l’assistenza sanitaria. Il campo visitato e in cui è stata raccolta questa testimonianza è fuori da Port-au-Prince ed era stato costruito per ospitare 900 famiglie di sfollati. Nel corso degli ultimi cinque anni è aumentato molto il numero delle persone che è venuto a vivere qui e quindi ora questi rifugi ospitano più di una famiglia. Si stima che nel campo vi siano circa 2700 bambini, i più esposti ad abusi verbali, fisici e sessuali e sono quindi a rischio di trasmissione di malattie infettive.

La storia di Shesnerline Woodeline, raccontata da lei stessa:

Quando siamo qui al Club si parla sempre di quello che vorremmo essere, condividiamo le nostre idee e ci incoraggiamo. Sono una leader nel club e quindi incoraggio gli altri a proseguire gli studi, perché senza l’educazione non possiamo fare nulla e non sarà nulla nella società. Voglio fare la diplomatica da grande perchè mi piace la politica, mi piace parlare e condividere le idee. Vorrei poter rappresentare il mio Paese e se fossi una diplomatica, per esempio, in questo campo vorrei creare un centro sanitario, perché non ce n’è uno. E poi vorrei fare una piazza dove i bambini possano divertirsi e poi costruire una stazione di polizia più sicura, perché quella che c’è è tutta rotta e qui nel campo c’è un problema di sicurezza.

Anche qui noi bambini abbiamo dei diritti. Abbiamo il diritto di avere tutto questo.”

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