La Famiglia Bélier, la recensione in anteprima

La famiglia BélierEnnesimo invito ricevuto per assistere (aggratis) all’anteprima dell’ennesima commedia francese tanto per cambiare campione di incassi in patria. Non nutro pregiudizi nei confronti del genere, che può regalare gradite sorprese quanto sòle paurose. Di questa pellicola di Lartigau sapevo davvero poco, l’unica cosa che speravo in cuor mio è che non fosse pessima (a voler essere generosi) come un altro film francese, sempre visto (aggratis) nella stessa sala. ma ero sicura che difficilmente avrebbe potuto raggiungere quei livelli di rara bruttezza.
Quindi, forti di questa consapevolezza, la Tiz ed io abbiamo preso posto in sala, che, dal momento che il gratis è come la patata, tira sempre, era piena.
Il film, per la cronaca, uscirà nelle sale il prossimo 26 marzo, e, lo dico subito, a noi non è affatto dispiaciuto, nonostante abbia tutte le carte in regola per entrare di diritto nella categoria delle commedie furbette e piacione. E già me la vedo “laggente” che dice che è un film ruffiano. Io ci aggiungo un bell’ecchissenefrega e considero chiusa la questione.

Siamo in qualche angolo della Normandia e la famiglia Bélier, composta da padre, madre e due figli vive serena nella sua fattoria. Hanno animali e terreni, allevano bestiame e producono formaggi.
Ad esclusione di Paula, la figlia sedicenne, il resto della famiglia è sordomuto, e, ovviamente Paula ha l’ingrato compito di fare da tramite tra i genitori e il mondo esterno, dai rapporti telefonici con clienti e fornitori, alle piccole incombenze quotidiane, cosa che spesso – vedasi la visita della madre dal dottore – riesce a metterla in imbarazzo.

Quando a scuola, in compagnia della sua amica Mathilde, decide di frequentare le lezioni del coro, per motivi che con il canto non hanno nulla a che fare, scopre inaspettatamente di essere dotata di una voce incantevole, e, oltre a guadagnarsi un ruolo di rilievo nel saggio di fine anno, d il professore tenta di convincerla a partecipare ad un prestigioso concorso che si tiene annualmente a Parigi.
Paula è titubante e combattuta. Vorrebbe dare spazio alla sua passione ma allo stesso tempo non sa come dirlo ai suoi genitori, che, per ovvi motivi, non potrebbero capire, e andare a Parigi significherebbe allo stesso tempo abbandonarli.
Cosa deciderà Paula?
Si ride, si sorride, e inevitabilmente si finisce per commuoversi anche un po’. E ve lo sta dicendo una che, a differenza di Dantés, si commuove raramente…
Bravi Karin Viard e Francois Damiens nel ruolo della signora e del signor Bélier, goffi ma determinati, ma soprattutto molto interessante l’esordiente Louane Emera, che per questo ruolo ha vinto, all’ultima edizione, il premio César nella categoria “meilleur espoir féminin”.
Non ci troviamo sicuramente di fronte al film dell’anno, ma, nel mare magnum delle commedie – di qualunque nazionalità esse siano – questa non sarà certo la peggiore.

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