Tossicodipendenti nella striscia di Gaza: la “forza” del silenzio

Un giorno, nella striscia di Gaza, Oum Mazen ha trovato suo marito con i brividi, inchiodato a letto dall’emicrania. Alla fine le ha detto che era in crisi di astinenza, perche’ non era in grado di pagare le pillole delle quali era diventato dipendente.
In questo territorio palestinese massacrato da diverse guerre, falcidiato dalla poverta’ e tagliato fuori dal mondo grazie al blocco israeliano ed egiziano, il consumo di droga fa delle devastazioni, malgrado una repressione sempre piu’ severa da parte di Hamas, il movimento islamico al potere da dieci anni.
Come il marito di Oum Mazen, sono numerosi ad essere dipendenti, in questa enclave incuneata tra Egitto, Israele e il Mediterraneo, dove sono intasati due milioni di palestinesi. Alcuni si procurano la droga, come la cannabis, ma la maggior parte si rifa’ sui farmaci, pillole che inebriano e che sono piu’ facili da procurarsi e meno costose.
Il mese scorso, la sicurezza di Hamas ha fatto sapere di aver sequestrato in tre mesi mezzo milione di pillole di Tramadol, potente analgesico a base di morfina utilizzato come droga in Medio Oriente.
Il Tramadol ha finito per distruggere l’uomo di Oum Mazen, 32 anni e madre di tre bambini, che rifiuta di dare il suo cognome per evitare di essere riconosciuta nella societa’ conservatrice di Gaza.
La “paura dello scandalo” ha spinto suo marito a rifiutare di farsi disintossicare in ospedale. Oum Mazen ricorda di averci provato: “Ho avvisato la sua famiglia ed io stessa l’ho minacciato di denunciarlo alla polizia di Hamas”, dice all’agenzia AFP.
L’argomento ha molto da essere dissuasivo. Per la prima volta dal 2007, quattro spacciatori sono stati condannati a morte a Gaza, due a marzo e due a maggio. Hamas ritiene la materia molto esplosiva si’ da affidarla ai giudici militari, incaricati delle questioni di sicurezza.
C’e’ “un piano organizzato per fare entrare grosse quantita’ di doga a Gaza”, accusa Iyad al-Bozoum, portavoce del ministero dell’Interno di Hamas. Il primo beneficiario e’ Israele, nemico designato di Hamas, e la prima vittima e’ la gioventu’ -dice il nostro.
“Il traffico transita dalla frontiera sud con il Sinai egiziano, in preda ad un’inserruzione jaidista, e il contrabbando verso e dopo Gaza e’ sempre praticato. In misura molto minore, passa attraverso la frontiera est con Israele”, dice Bozoum.
Nella cella dove sconta sette anni di prigione, un trafficante arrestato nel 2013 dice di ricordarsi dell’epoca in cui “la droga entrava in quanita’ enormi attraverso i tunnel di contrabbando sotto la frontiera egiziana”. Lui ha preferito dedicarsi alla vendita di pillole e altri sacchetti d’erba per guadagnare un po’ di soldi nell’enclave, dove la disoccupazione tocca il 45% della popolazione, tra cui piu’ del 60% dei giovani.
“C’erano molti fornitori ed io li pagavo solo quando avevo venduto la droga”, dice all’AFP, che ha potuto incontrarlo sotto il controllo dei secondini.
Le forze di Hamas hanno intensificato la lotta contro la droga dal 2016, moltiplicando le azioni, arrestando spacciatori e sequestrando importanti quantita’ di stupefacenti. A gennaio hanno fatto sapere di aver sequestrato in un mese tanta droga quanto nel 2016 intero, per un totale di due milioni di dollari, prezzo della vendita al dettaglio.
Sotto l’effetto di questa repressione, il prezzo del pacchetto di dieci pillole di Tramadol e’ raddoppiato in due anni, attestandosi a 120 dollari.
E’ spesso la mancanza di soldi che spinge a rivolgersi verso la disintossicazione, che e’ gratuita, rileva Sami Aweida, che lavora per il Gaza Community Mental Health Programme (GCMHP), in un territorio dove circa i tre quarti della popolazione dipende dagli aiuti umanitari.
Ma l’argomento e’ tabu’. In assenza di un qualche centro unicamente dedicato ai trattamenti contro la dipendenza, gli specialisti e gli addetti alle cure non dispongono di alcun dato ufficiale sulla tossicodipendenza.
La maggior parte degli abitanti di Gaza che finiscono per essere vittime della propria dipendenza, non passano quasi mai dalle mani degli specialisti, spiega Aweida. “Le persone preferiscono fare questo con discrezione, passando attraverso un medico privato”, e quindi non rientrano in nessuna statistica.
Esperti e addetti alle cure stimano piu’ o meno che “decine di migliaia” di abitanti di Gaza abbiano una dipendenza alla droga. Sono essenzialmente giovani e soprattutto uomini, ma ci sono anche delle donne, secondo Aweida.
Per Bassem, 27 anni, lui stesso consumatore di cannabis, e’ la vita a Gaza che va cosi’. “Come si potrebbe sopravvivere alle guerre, ai blocchi, all’assenza di elettricita’ e alla disoccupazione senza sballare di volta in volta?”.

(da un lancio dell’agenzia France Press – AFP del 02/07/2017 – fonte aduc)

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