Cos’è la musica per te?
Per me la musica e le parole sono il mio modo di comunicazione, e il mio modo di autoanalisi anche. Scrivere le canzoni mi equilibra.

Cosa ti ha spinto verso la musica?
Mi ha spinto quella forza travolgente delle parole che ascoltavo da bambino uscire dalle canzoni dei nostri grandi cantautori, e ricordo che stavo intere giornate con lo stereo sulle gambe ad ascoltare quei testi incantato.

Come ti senti prima di un live? Hai mai paura di sbagliare?

Certo sempre, ma senza paura penso che ti schianti, quindi è giusto averne. Cosa provi quando canti?
Bella domanda. Mi sento come se qualcosa di invisibile, si svelasse li davanti solo per me. Per me cantare è molto di più di un piacere o di un bisogno, per me cantare è come girarmi di spalle e buttarmi nel vuoto e avere la certezza fortissima che la canzone mi prenda.

Parliamo della tua ultima fatica, come nasce?
“La geografia dei nostri sguardi” è una canzone nata questa estate al mare, io la associo molto infatti a questo elemento.
È una canzone che aspettavo da tempo di scrivere, ma non ci riuscivo mai.. poi come succede sempre, arriva quell’attimo diverso dagli altri e mi sono ritrovato con la canzone in mano credo in 10m.
Tra le tue esperienze e partecipazioni, quali ricordi con soddisfazione?
Ricordo con piacere l’esperienza di area Sanremo dove oltre ai provini, ho conosciuto altri ragazzi come me, e ci siamo confrontati, abbiamo parlato, cantato per le strade si Sanremo. È stato una giornata unica, in cui l’unica cosa che ci importava era la musica.

Progetti futuri?
Ora sono al lavoro su 10 brani che saranno contenuti nel mio primo disco, che uscirà dopo l’estate.
Perchè i nostri lettori dovrebbere ascoltare la tua musica?
Perché racconto le cose della vita che vivo o intuisco senza facciate o schermi di altro tipo, ma lo faccio in modo vero e penso che magari le persone ci si possano ritrovare.

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