Il Parlamento UE blocca la Direttiva sul copyright. ANSO: «Una vittoria per i piccoli editori»

Il Parlamento Europeo ha respinto la riforma del copyright. Con 318 voti contrari, 278 a favore e 31 astenuti, è la prima volta che il Parlamento di Strasburgo vota contro un mandato di una commissione. Qualche giorno fa, infatti, la commissione Affari giuridici (JURI) aveva dato parere favorevole alla direttiva, portandola così alla votazione nella plenaria di giovedì 5 luglio, e ponendo gli europarlamentari davanti alla scelta di dare il via al mandato o di rimandare il fascicolo alla commissione JURI per essere ridiscusso. L’esito, per nulla scontato, è stato il secondo: la plenaria ha respinto il mandato negoziale proposto dalla commissione giuridica.

L’Associazione nazionale della stampa online (ANSO) è stata l’unica in Italia ad aver denunciato ripetutamente i pericoli di questa direttiva e, a differenza delle altre associazioni di editori, si è apertamente schierata contro, dando vita a Media Publishers, la coalizione europea di editori innovativi di cui ANSO e altre 8 importanti associazioni europee del settore fanno parte.
«Quando abbiamo iniziato questa nostra battaglia – spiega Matteo Rainisio, vicepresidente di ANSO – eravamo osteggiati da tutti, ma non ci siamo fermati davanti alle grandi lobby e al peso della Commissione Europea. Come Davide contro Golia abbiamo continuato a far sentire la nostra voce e non ci siamo mai fermati nemmeno dopo il voto in commissione. Oggi per noi piccoli editori è un giorno di festa: internet è ancora libero e i link sono salvi».

Molte organizzazioni europee, tra cui Wikipedia, che ha protestato chiudendo le sue pagine, si sono schierate contro questa nuova riforma considerata “una minaccia per Internet”.

«A nome di tutti gli editori nativi digitali, ANSO ringrazia tutti gli europarlamentari italiani che hanno votato contro la direttiva e in particolare la decisione di esponenti di spicco dell’attuale governo per essersi schierati apertamente contro la volontà della commissione europea», conclude Rainisio.

Marco Parotti

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