Poliziesco all’italiana

Nato agli inizi degli anni ’70, quando registi e attori italiani cercavano un nuovo filone di appartenenza dopo il calo dello “spaghetti western”. Nacquero cosi i primi film di ambientazione urbana italiana, il genere era già stato sperimentato con alcuni film cosidetti “banditeschi”, tipo: “La banda Casaroli” di Florestano Vancini nel ’62, “Svegliati e uccidi”, “Banditi a Milano” entrambi di Carlo Lizzani e gli “Intoccabili”. Ma la vera rivoluzione avvenne con Fernando Di Leo quando nel ’69 diresse “I ragazzi del massacro” con questo film, il poliziesco passava dalle solite sparatorie tra polizia e delinquenti a un noir urbano, con violenza più brutale ma anche più reale. Ne segui nel 1972 “Milano Calibro 9” un’altro capolavoro, sempre di Fernando Di Leo. Un’altra nota da aggiungere è, che in quei tempi il cinema italiano era parecchio influenzato dal genere thriller, e si pensò di delineare in modo un pò più in negativo, il solito protegonista commissario, sempre giusto e senza macchia. Non fate l’errore di pensare che si siano ispirati a Callaghan, il primo della serie di Eastwood uscì solo nel ’71, mentre ci aveva già pensato nel ’68 Emilio Miraglia con “Quella canaglia dell’Ispettore Sterling” interpretato da Henry Silva, un commissario bastardo dai metodi duri e discutibili. Ma il vero top dello sbirro bastardo lo raggiunse Riccardo Freda nel ’71 con il film “L’iguana dalla lingua di fuoco”, qui Luigi Pistilli interpreta un ex commissario tra i più violenti e rabbiosi che il cinema ricordi, personaggio a cui si è ispirato anche Gary Oldman per il suo detective nel film “Leon” di Luc Besson. Ma verso la metà degli anni ’70 il filone venne rivoluzionato da una coppia davvero esplosiva: Lenzi-Milian. Umberto Lenzi era maggiormente conosciuto nell’ambiente dei thriller italiani, tutti di notevole fattura, Tomas Milian dopo il “crollo” dello spaghetti western “serio” (dopo Trinità erano più che altro commedie-western) cercava un nuovo genere dove imporsi e stava girando insieme a Stelvio Massi “Squadra Volante”, Lenzi propose a Milian questo nuovo film, all’inizio Tomas doveva interpretare un commissario, ma fu lui stesso a volere fortemente la parte del delinquente, ne venne fuori Giulio Sacchi e il film capolavoro: “Milano odia: la polizia non può sparare”. Nel 1975 sempre Umberto Lenzi e Tomas Milian portano sullo schermo il personaggio di Rambo in “Il giustiziere sfida la città” (Stallone non ha inventato nulla!) Lo stesso anno è la volta di un nuovo eroe popolare: Il commissario Tanzi impersonato da Maurizio Merli in “Roma violenta” di Marino Girolami, film che incassò quasi 3 miliardi (si pensi che era il 1975, 3 miliardi un film italiano non li incassa neanche oggi) Merli era stato scelto per la sua vaga somiglianza con Franco Nero, fortunato interprete di “Il cittadino si ribella” di Enzo G. Castellari. Di rilievo è anche la serie di “Mark il poliziotto” interpretato dal divo di fotoromanzi Franco Gasparri. Poi sempre Umberto Lenzi, dirige “Roma a mano armata” con Maurizio Merli e Tomas Milian nel ruolo del “Gobbo” un balordo spietato, seguito da “Il trucido e lo sbirro” dove Milian interpreta per la prima volta il personaggio di Monnezza e “la banda del gobbo” dove Milian interpreta un doppio ruolo: il Gobbo e Monnezza. Il personaggio del “Monnezza” caratterizza il filone in commedia, e accade ciò che era successo nei western, nel 1976 Bruno Corbucci realizza “Squadra antiscippo” con il personaggio di “Nico er pirata”, un commissario dallo schiaffone facile e dalla lingua trucida, il sodalizio tra i due finirà 8 anni e 11 film dopo. Va citato anche il favoloso “Luca il contrabbandiere” del maestro Lucio Fulci girato nel 1980, quando il genere però andava esaurendosi. Gli anni ’80 non hanno partorito niente di buono per il cinema, notevole la fiction televisiva di “La piovra” straordinaria nei primi capitoli con Michele Placido, poi resa sterile in seguito. Nel 1995 però è Claudio Fragasso a resuscitare un genere ormai sepolto, gira “Palermo-Milano: solo andata” con Raul Bova e Giancarlo Giannini, la produzione vuole distribuirlo per la televisione, ma Fragasso vuole fortemente che esca per il cinema, il successo è fuori ogni previsione, in Italia e in Europa sbanca, e per il mercato Home-video diviene un’altrettanta miniera d’oro. In seguito sempre Fragasso gira altri due titoli: “Operazione Odissea” e “La banda” ma il successo non è come nel ’95. Sino ad arrivare al 2000 quando Michele Soavi dirige per la Mediatrade la fiction in due puntate: “Uno Bianca” con Kim Rossi Stuart, regalandoci un vero capolavoro vecchio stile (peccato non esista una versione home-video). Per fortuna qualche vecchio “Leone” del cinema italiano ogni tanto ruggisce ancora.

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