E’ morto Aldo Giuffrè

Si è spento a 86 anni nella città di Roma, Aldo Giuffrè.
Arrivò direttamente dal teatro, dove visse una lunga gavetta che gli consentì di sperimentarsi in diversi stili espressivi, sviluppando una grande versatilità che lo fece oscillare con estrema facilità dal comico al drammatico. Il debutto teatrale fu del 1942 con la compagnia di Eduardo De Filippo, che sarebbe rimasto per lui “il primo e l’unico maestro”.
All’inizio degli anni ottanta un’operazione alla gola lo privò della sua pastosa voce napoletana, ma non gli impedì di continuare nella recitazione.
È stato sposato con l’attrice Liana Trouché. È morto all’età di 86 anni all’Ospedale San Filippo Neri di Roma la notte del 27 giugno 2010 in seguito a un’operazione di peritonite[1].
Entrò in radio non ancora ventenne, quando fu assunto presso la sede di Napoli come annunciatore. Passato alla RAI di Roma, dai microfoni di Via Asiago annunciò, il 25 aprile 1945, la fine della guerra.
Non dimenticò mai, tuttavia, la radio, ai cui microfoni interpretò radiodrammi e testi teatrali, da La fidanzata del bersagliere (1960) a O di uno o di nessuno di Pirandello (1965), da Il compleanno di Pinter (1965) a Improvvisamente una notte di Paso (1967), da I corvi del signor Walsh di Sheimer a Il malato immaginario di Molière, passando per trasmissioni di intrattenimento come Gran Varietà, Voi ed io (1970) e Ciao domenica (1974).
Tornato a Napoli, recitò dal 1946 al ’50 nuovamente nella compagnia di Eduardo De Filippo (Filumena Marturano, Questi fantasmi!, Le bugie con le gambe lunghe, Le voci di dentro, La grande magia, La paura numero uno) con la quale rimase fino al 1952, abbandonandola di tanto in tanto per interpretare, nonostante il suo passato artistico “dialettale”, i grandi classici del palcoscenico come Čechov e Goldoni, nelle elaborazioni di Luchino Visconti e Anna Magnani.
Affrontò per la prima volta il teatro non dialettale nel 1950, debuttando a Roma con Andreina Pagnani in Chéri di Colette. Dopo aver lavorato con Luchino Visconti a Roma e Puecher a Napoli, si trasferì al Piccolo Teatro di Milano, offrendo una memorabile interpretazione in Le notti dell’ira (1956, per la regia di Strehler).
Nella stagione teatrale 1972-73 coronò il sogno di recitare insieme al fratello Carlo (nella commedia Un coperto di più di Maurizio Costanzo), con il quale formò poi una compagnia.
L’approdo al cinema avvenne nel 1947, mentre ancora lavorava con Eduardo De Filippo. Esordì nel film drammatico Assunta Spina di Mario Mattoli, dimostrando di essere in grado di cimentarsi anche con un genere così intenso.
Al cinema lavorò come caratterista di lusso in altri vari film, tra cui Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica (1963) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966) di Sergio Leone, fino ad arrivare a prendere parte alle commedie erotiche degli anni settanta.
La sua ultima apparizione cinematografica fu in La repubblica di San Gennaro di Massimo Costa (2001).
Dal 1960 si dedicò soprattutto alla televisione: inaugurò nel 1961 le trasmissioni del secondo canale con La trincea di Dessì e continuò prendendo parte a numerose commedie e conducendo alcune trasmissioni di varietà grazie alle sue doti di attore che si rivelarono al pubblico del piccolo schermo nelle numerose apparizioni in spettacoli di prosa. Partecipò anche ad originali e sceneggiati televisivi, tra cui La figlia del capitano (1965), nel ruolo del tenente Svabrin, e gli episodi della serie Le avventure di Laura Storm. Nel 1973 condusse il varietà Senza rete.

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