Salvini in Sicilia accolto da cartelli con la scritta “Je suis terun” e lancio di uova, pomodori, arance

salvini parodiaSalvini arriva all’Hotel des Palmes a Palermo indossando una felpa con la scritta “Sicilia” a grandi caratteri “sul cuore”. Ad attenderlo cordoni di agenti antisommossa che sorvegliano l’ostile accoglienza di circa duecento persone che inneggiano all’“orgoglio terrone” tra bandiere della Trinacria e cartelli ironici, come quello che recita: “Salvini è come il dado nella caponata”.

Salvini ammette l’errore: “Certo, ne abbiamo fatti, ne ho fatti io, ma non ho mai attaccato i meridionali, i siciliani. Piuttosto la classe politica al governo di questa terra che potrebbe essere una miniera”. Minimizza i cori poco edificanti contro i meridionali, “roba da stadio”, afferma, e tifa per il Palermo contro l’Inter nella partita del campionato di calcio.

E così accade che, mentre all’esterno delle ricche sale dell’albergo stile belle époque la protesta popolare sale, all’interno, l’operazione simpatia del segretario del Carroccio, a caccia di voti nel Meridione, ottiene applausi da quella Palermo costituita da professionisti e dipendenti pubblici, pescatori ed esponenti dei forconi, ma soprattutto da una nutrita rappresentanza di reduci della “vecchia” politica. C’è l’ex democristiano Angelo Attaguile, 68 anni, ex Dc, ora responsabile di “Noi per Salvini” nel centro-sud, che pronostica “il 15% dei consensi in Sicilia”, Giorgio Calì, primo consigliere comunale di Palermo approdato nella Lega dopo aver militato con Di Pietro e Tabacci, l’ex ideologo dell’Mpa di Lombardo, Beppe De Santis, l’ex presidente forzista della Provincia Maurizio Gambino, l’ex Msi e An Guido Lo Porto. Sarebbero pronti candidati sindaci leghisti in ogni Comune.

Salvini invoca tasse per tutti al 15 per cento, la fine dell’embargo contro Putin, lo stop all’immigrazione, che “è un business che ha arricchito qualcuno”, attacca Renzi, “un pericolo per la democrazia”, e Crocetta, “una calamità naturale, come la nebbia a Milano”. Dichiara che “la mafia è il nemico pubblico numero uno; i mafiosi e i loro parenti fino al terzo grado sono nostri nemici e noi non intendiamo raccogliere un voto o un euro da persone chiacchierate”.

E, proprio in quella sala, aggiunge: “ Non vogliamo riciclati”.

Fonte: rus.ruvr.ru

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