Eyes Wide Shut (1999), la recensione

Eyes Wide ShutExcusatio non petita.
Vedo per la prima volta Eyes Wide Shut ieri notte, più di 15 anni dopo la sua uscita. Non c’è una singola ragione per questo ritardo, solo casualità. E se una ragione c’è è proprio quella che amando un regista così tanto un pò ti mette pensiero vedere il suo ultimo film. Non sono nemmeno ancora riuscito a leggere l’ultimo romanzo di Saramago ad esempio (benchè, tecnicamente, fosse il suo primo).
Ci tenevo per questo a dire una cosa.
Come tutti i film di Kubrick anche EWS sarà stato vivisezionato da tutti. Avranno analizzato anche il cappello dell’ultima comparsa in fondo a destra. Io, tutti questi 15 anni, non ho mai letto nulla, come mio solito. Figuratevi che pensavo che a quelle orge in costume partecipasse la Kidman… Quindi questa sarà una rece piena di cose ovvie, banali, sbagliate, fuori tempo, e incomplete rispetto a tutto quello che voi, tutti questi anni, avete letto o capito di questo film, magari visto pure più volte come meriterebbe. Per me è come se ieri fosse stato il 1999 e io fossi dentro a un cinema.

Quindi, se commenterete, non fatelo dicendo dove sbaglio, raccontandomi curiosità o fornendo interpretazioni “ufficiali” perchè tutte queste cose le andrò a leggere io stesso appena finito di scrivere, su wikipedia o altrove. Commentate con quello che pensate VOI del film.

A me i film al confine tra sogno e realtà fanno impazzire. Dedicai anche un post a quel magnifico mondo che è il dormiveglia, quella terra di mezzo in cui la realtà sembra in qualche modo privata dei suoi contorni definibili e allo stesso tempo il sogno sembra essere così vicino alla realtà.
In realtà (sic…) questa sensazione Eyes Wide Shut (che d’ora in poi chiamerò EWS) me l’ha data quasi alla fine, quando avevo abbastanza elementi per poterla confermare.
Anche se, bisogna ammetterlo, già il titolo del romanzetto da cui è tratto (Doppio Sogno) e lo stesso titolo kubrickiano, con questi occhi chiusi spalancati (una specie di ossimoro che io ho interpretato come l’avere la vera visione delle cose solo nel sogno) erano chiari indizi di tutto ciò.
Poi la frase finale di lei, sulla quale magari torneremo, è stata conferma di tutto.
Quindi EWS è un film non tanto sul sogno ma proprio sul dormiveglia, sul terreno comune tra sogno e realtà.
O.k., dove cominciare…
Da Kubrick.
La prima ora del film, sinceramente, non la paragono nemmeno lontanamente ai suoi più grandi capolavori. Per la prima volta con lui mi sono ritrovato addirittura ad annoiarmi o a considerare “normali” alcune sue scene. Mi riferisco per esempio all’estenuante ballo di lei con il marpione ungherese, scena ai confini della soap. Dirò di più, a livello puramente tecnico considero EWS inferiore a quasi tutto quello che lo ha preceduto o, se non inferiore, almeno non innovativo come gli altri. Le meraviglie tecniche e fotografiche di roba come Shining, Barry Lindon, 2001 o Arancia Meccanica io non le ho viste, o almeno solo in piccola parte. Ma, e qui si conferma come essere il più grande, pur non facendoti gridare al miracolo per regia (che rimane, anche se inferiore, una regia che pochi si sognano) tu Kubrick lo “senti” perchè è uno di quei registi che sembrano uscire dall’immagine per avvolgerti di sensazioni che solo loro sanno creare. A me Kubrick inquieta, sempre, anche nelle scene più banali. Me lo sento addosso.
Intendiamoci, nella prima ora ci sono scene straordinarie eh, come la confessione di Alice sul mancato tradimento, come la prima uscita notturna di lui, ma più che di Kubrick per me la prima ora è l’ora della Kidman, una Dea che ci regala almeno tre scene, con relative tre pose, che sono rimaste immortali nella storia del cinema. Il suo corpo, il suo viso, lei alla porta, lei seduta, restano immagini indelebili.
Poi Bill incontra il pianista Nick e comincia il vero EWS. In realtà io collocherei il punto di svolta nella confessione-sfogo di Alice perchè è da quel momento, solo da quel momento, che il film acquisterà i contorni del sogno, come se Bill, sapute quelle cose, passasse in uno stato ci coscienza superiore che gli fa credere di vivere, o lo porta realmente a vivere, esperienze stranissime, esperienze che solo questa nuova coscienza, causata dallo shock di aver visto una crepa nel suo matrimonio, può regalargli. Ecco, qui io inserirei il titolo del film, Cruise spalanca gli occhi chiudendoli.
Uno degli aspetti magnifici di EWS è come tutte le vicende si svolgano in 48 ore (una notte, il giorno dopo, il giorno dopo ancora fino alla notte). Anche questa compattezza temporale richiama un pò al sogno. A Bill accadono cose in 48 ore che non gli sono accadute per 20 anni.
Tutto è insidia visto che in ogni scena il sesso, o la possibilità del sesso, la fa da padrone.
A Bill si avvicinano due modelle nel ballo iniziale, la neo vedova confessa il suo amore e prova a baciarlo, la prostituta lo abborda, la figlia del costumista lo provoca, e poi la villa con le sue orge.
Ma che succede? Bill non consuma mai.
A tal proposito ieri, durante la visione, mentre prendevo appunti, mi è venuto in mente Il fascino discreto della borghesia bunueliano. Là ogni volta che i protagonisti stavano per mangiare venivano fermati o distratti, qua accade con Bill e il sesso.
E, anche questo, l’essere fermato appena prima di far sesso ha molto a che fare con il sogno, è un processo molto comune, o almeno lo è per me.
Ovvio che tutte queste scene abbiano molto a che fare anche con il matrimonio, con i pericoli nascosti dietro ogni angolo, con i desideri repressi e anche, come nel caso di Bill, con una specie di “vendetta” verso la storia raccontata da Alice. Non è un caso che il (finto) flash back di lei e l’ufficiale lo tormenti.
Sempre restando al sogno come non accostare a questa interpretazione le due scene dal costumista? questo negozio lungo e infinito, questa figlia nascosta con due che sembrano appena usciti da una quinta dell’Avanspettacolo, questo ritornare poi e trovare una situazione grottesca e opposta a quella della notte prima. Ecco, c’è anche tanto Lynch in EWS, tante scene inquietanti, surreali, indefinibili. A volte, specie nelle feste, mi sembrava di ritrovarmi nella festa di Strade Perdute con Mistery Man. Ma del resto Lynch non è il maestro della realtà frammista al sogno?
E c’ho visto anche tanto del mio Shining dentro, ad esempio nel locale e nel suo barista o in quelle due maschere che, appena arrivato alla villa, si girano e lo guardano dal loggione (quasi identiche per movimenti e costruzione ai due che fanno sesso orale e guardano Wendy) o a tutto il percorso labirintico della macchina da presa nella villa delle setta.
Già, ho scritto tantissimo e non sono nemmeno arrivato alla setta, incredibile se pensiamo che è questa la parte che mi è piaciuta di più.
Ma gli argomenti sono sempre gli stessi, questo incredibile svolgersi degli eventi, questi personaggi misteriosi, questo inspiegabile sacrificio (metafora della Donna che si sacrifica per l’Uomo? o semplicemente la riconoscenza per averle salvato la vita il giorno prima?).
E quella litania straordinaria che purtroppo ho vissuto un pò alterata per colpa di una parodia di Guzzanti (comunque il best della colonna sonora è in quelle note acutissime di pianoforte che tornano più volte).
E poi, come hanno fatto a riconoscerlo? perchè tutta la Loggia vuole ucciderlo?
Bill è in balia degli eventi, in realtà poi con le sue ricerche proverà anche ad essere attivo ma rimarrà sempre una marionetta manovrata in 48 ore dal sogno e dal destino.
Si arriva così agli ultimi 20 minuti e accade una cosa strana.
Sì perchè tutto quello che sembrava inspiegabile, tutto quello che di assurdo è successo in appena due giorni, può avere delle semplicissime spiegazioni razionali. Non dico che ce l’abbia ma può avercele. Lui è stato scoperto perchè è arrivato in taxi e hanno visto il cartellino del vestito noleggiato. Assolutamente possibile. Tutto il suo processo era una messinscena per impaurirlo ed evitare che parlasse. Assolutamente possibile. Lei è morta di overdose. Assolutamente possibile, del resto aveva rischiato appena la notte prima.
Ho trovato tutto questo tremendamente affascinante. Un film in cui tutto appare illogico e velato dal sogno che diventa, o può diventare, anche un film logico. Ma del resto non accade anche questo nei sogni?
Bill torna a casa, lei dorme con la maschera. Lei che la notte prima aveva sognato una scena simile a quella vissuta da Bill alla villa. E’ tutto collassato, quello che si desidera nel sogno si mischia col reale ed è quasi impossibile notare la differenza.
Ma se prima c’era un ti amo, adesso, in un rapidissimo climax discendente c’è prima un ti voglio e poi un’unica cosa da fare.
Scopare.

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