Home is not a place. It is something else di John Lurie

Home is not a place. It is something else di John LurieUn po’ in ritardo ma diamo notizia di questa splendida mostra.

La Galleria M77, in via Mecenate 77 a Milano, presenta per la prima volta in Italia il lavoro pittorico di John Lurie. La mostra espone un corpus di oltre sessanta acquerelli che rappresentano in maniera esaustiva i temi e la poetica dell’eclettico e visionario artista americano (nato a Minneapolis nel 1952).
L’esposizione sarà aperta al pubblico da martedì 10 novembre 2015 fino a domenica 31 gennaio 2016.
La pittura di Lurie è un universo ipnotico e onirico. L’artista realizza acquerelli su carta, opere di piccole dimensioni e luminosa ma inquietante bellezza. I suoi lavori – che negli ultimi dieci anni si sono conquistati un posto in prestigiose collezioni pubbliche e private, e che sono stati esposti in importanti musei e istituzioni internazionali – mostrano un mondo popolato da animali antropomorfi e figure solitarie immerse in contesti naturali. L’acquerello, tecnica pittorica complessa e difficile da controllare, amplifica l’effetto fluttuante delle visioni che sembrano generarsi da sole. I titoli dei quadri, dall’inconfondibile cifra narrativa, veri e propri frammenti lirici, in alcuni casi provocatori e spiazzanti, sono in piena sintonia con le scelte pittoriche da lui praticate: cristallizzano una scena in un solo attimo, perentori e potenti, producendo interrogativi a cui solo lo spettatore può rispondere.
I suoi paesaggi, gli animali e le figure rappresentati non sono mai quel che sembrano a prima vista. I colori acidi ingannano, stridendo con l’atmosfera onirica e all’apparenza da favola noir, ma è proprio il colore a costituire la base della sua tecnica, traducendosi solo successivamente in minuziosi dettagli: “Quello che innesca la pittura è il colore” – dice l’artista – “Parto con l’idea di una palette di colori e da lì vado avanti, seguendo quel che vedo”.
“Il passaggio dallo stato inconscio, in cui si agitano i suoi fantasmi”, dice Michele Bonuomo, “al gesto deliberato della pittura che li cattura e gli dà forma, nel suo operare si trasforma in una sorta di dispositivo per rituali magici e sciamanici che può fare a meno delle regole canoniche dalla disciplina pittorica. Le sue carte dipinte sono un lasciapassare per attraversare la soglia del reale. E, ogni volta che lo si desideri, sono una sorta di un documento di riconoscimento per far ritorno alla realtà, consapevoli però di aver subìto una trasformazione. Piacevole o no, poco importa”.
Ne consegue una spontaneità espressiva evidente, la trascrizione dell’immaginario intenso di un artista eclettico, ma dal linguaggio definito e immediatamente riconoscibile. Il risultato sono immagini con cui Lurie compone un universo dove la delicatezza può virare rapidamente al grottesco e gli scenari in cui sono immerse le sue apparizioni non tranquillizzano. Ma rappresentano scenari in cui vale la pena addentrarsi e piacevolmente perdersi.
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