Quattro chiacchiere con i Colonnelli e sul loro album Verrà La Morte E Avrà I Tuoi Occhi

i colonnelliPartiamo dalle origini artistiche, quando avete iniziato a interessarvi alla musica?

Tutti intorno ai 10 anni. Leo, il chitarrista, dopo aver visto Ritorno al futuro, la scena dove Marty suona Jhonny be good, si è innamorato della chitarra. Al batterista succede dopo aver visto i Led Zeppelin in cassetta, vedendo Moby Dick, un sorriso gli si allargò sul viso!

Mi raccontate come è nato il vostro album. Come mai avete scelto un titolo così particolare?

Questo album non è un lavoro eterogeneo, ma è il frutto di 10 anni di lavoro, di vita, di Leo Colonnelli, il primo pezzo risale a 11 anni fà “Apprendista suicida”, nel mezzo è passato anche un cambio di formazione, e varie vicissitudini del nostro chitarrista, che sono diventate le traccie del nostro album. Ed è proprio quando serviva un titolo a tutto questo che Leo si trovava nel miglior luogo di sempre, la miglior fonte di ispirazione per i pensatori… il bagno, e stava leggendo l’articolo di una rivista metal, “Verrà La Morte Ed Avrà i Tuoi Occhi”, e ne è rimasto colpito; è un titolo lungo, il che rende onore a tutto questo lavoro, è di Pavese, e anche se ci siamo arrivati indirettamente, ci piace! e poi esprime bene l’album, e quello che suoniamo!

Raggiungere una propria identità artistica, quanto è importante?

È tutto! In qualsiasi genere, contesto o nazione aggiungerei! ma è qualcosa che nasce da prima necessariamente, prima la persona, poi l’artista… se uno che picchia la chitarra si può definire tale poi! ad ogni modo non c’è nessuna identità artistica se prima non c’è nessuna personalità, qualcosa da dire, a prescindere dallo strumento!

Perchè fare “rock duro”?

Perchè è la naturale evoluzione di ognuno di noi, è ciò che abbiamo ascoltato per ore e poi per anni, nelle cuffiette prima di andare a scuola o in macchina una volta grandi, abbiamo sempre scapocciato su qualcosa, è ovvio che poi quando prendi in mano uno strumento non esce fuori una mazzurca!

Quali sono i vostri punti di riferimento?

Partendo dalle origini, come da manuale, non possiamo non citare i Beatles, i Led Zeppelin, i Nirvana e ovviamente i Metallica, poi tutto il resto è venuto a valanga, Motorhead, Misfits, Mastodon, slayer, questi sono solo alcuni, Korn, Slipknot, Gojira, Tool, o metalcore più moderno. E comunque non ci siamo mai auto ghettizzati, ognuno di noi trova piacere nell’ascoltare un po’ tutti i generi musicali, per dare due nomi, Miles Davis, Dj gruff, Ravi Shankar, De andrè , Pink Floyd, salsa, merengue e soprattutto, Rihanna feat Jay Z, importantissimo!

Se vi chiedessi di definire la musica?

È un ancora di salvezza! è come costruire un muretto, ti devi concentrare, sai quello che vuoi e come devi farlo, è tutto molto matematico, e questo ti distacca dalla vita e quello che comporta, questo è il vero vantaggio, avere un spazio dove tutto il resto del mondo non esiste!

Avete un particolare progetto ideale e concettuale cui arrivare come massima aspirazione?

Essere riconosciuti come musicisti è sicuramente un grande traguardo, non tanto per deliziare l’ego di ognuno di noi, ma per esprimere controllo, avere successo e dedizione in qualcosa che si fà. Come potrebbe essere un bravo geometra, non è da meno di un musicista, è qualcuno che sa fare bene il proprio mestiere perché conosce bene se stesso e sa come usare i propri strumenti… poi è chiaro, un concerto difronte a migliaia di persone non dispiacerebbe a nessuno! nemmeno al geometra!

Grazie ragazzi per l’intervista.

Grazie a te della possibilità e dello spazio che ci concedete. Un saluto e un abbraccio da Leonardo, Bernardo e Andrea

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