Quattro chiacchiere con il cantautore Roberto Michelangelo Giordi

il soffioPartiamo dalle tue origini artistiche, quando hai iniziato a interessarti alla musica?
Potrei dire da sempre. Vivendo a Napoli è facile restare affascinati dai suoni che questa città è capace di produrre da secoli.

Come ti senti prima di un live?
Malissimo! A volte non riesco a gestire facilmente l’emozione. Prima di salire sul palco, provo ancora un po’ di paura ad affrontare il pubblico. Poi, però, una volta salito sul palco, passa tutto.

C’è ancora spazio per i cantautori in Italia?
È una domanda difficile. Sì, credo ci sia ancora spazio, nonostante il mondo abbia preso una direzione ostinata e contraria al buon senso e al buon gusto.

Cosa accade quando il bar del teatro ha chiuso?
Bella questa! Accade che un amico si arrende a un sorriso e magari si riprende a parlare delle piece teatrale senza distrazioni. E da quelle chiacchiere scatta l’invito a cena, come preludio al grande amore.

Quanto è importante arrendersi ad un sorriso?
Se tutti riuscissero a sorridere a tutti si vivrebbe sicuramente meglio.

Parliamo del tuo nuovo album “Il Soffio”… raccontami come è nato e le storie che si “nascondono” tra i versi e la musica…
Era da tempo che volevo parlare del tema del ricordo e della memoria. L’ho fatto un po’ per necessità e un po’ perché trovo più autentico che un artista possa rifugiarsi nella propria interiorità se sente estraneo il mondo in cui vive. Ho preferito raccontare la mia coscienza, dare più spazio alle sensazioni. L’album è un viaggio nel passato e nel futuro della memoria personale e di quella del tempo storico.

Ha mai la sensazione di aver sbagliato “strada”?
Mai. Mi piacerebbe però affiancare alla musica un’altra esperienza artistica. Amo molto il cinema e mi piacerebbe realizzare un film in veste di regista. Per ora, faccio esperienza girando alcuni dei miei videoclip musicali.

Se ti chiedessi di definire la musica, come lo faresti?
Come diceva Schopenauer, “la musica oltrepassa le idee ed è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico… potrebbe continuare a esistere anche se il mondo non esistesse più… ed è per questo che è l’arte più universale”. Beh, sono d’accordo.

Progetti e sogni futuri?
Continuare a suonare e a portare di nuovo il mio tour in giro per l’Europa.

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