Je suis Charlie, oggi e non ieri… L’Italia ipocrita e superficiale dei social, dopo il terremoto ad Amatrice

La Vignette sul terremoto in Italia pubblicata da Charlie Hebdo "Terremoto all'italiana: penne al sugo di pomodoro, penne gratinate, lasagne". L'ultima, ("lasagne"), presenta diverse persone sepolte da strati di pasta.
La Vignette sul terremoto in Italia pubblicata da Charlie Hebdo
“Terremoto all’italiana: penne al sugo di pomodoro, penne gratinate, lasagne”. L’ultima, (“lasagne”), presenta diverse persone sepolte da strati di pasta.
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L’Italia è proprio uno strano paese. I politici che hanno violentato e gestito in modo mafioso questo paese si indignano, mediante i giornali di regime, ed il “popolo” dei social, omologandosi e senza alcuna riflessione si indigna a sua volta per una vignetta pubblicata da Charlie Hebdo. Seguitemi nel ragionamento, magari mi sbaglio…

Devo indignarmi per ciò che è accaduto o per una vignetta, anche se di dubbio gusto per qualcuno? Cioè il problema è la vignetta o sono i morti? Perché i morti non sono stati causati dalla vignetta, ma da quel sistema politico che da decenni gestisce, in pieno stile “mafioso” l’Italia. Certo il concetto di mafia è legato troppo alla Sicilia e dovrei scrivere “associazione a delinquere”, poiché visti tutti gli scandali e le indagini in corso, solo un demente potrebbe negare, che l’Italia di fatto è in mano a dei “delinquenti” che la stanno uccidendo. Nel caso del recente terremoto, è evidente che, la non messa in sicurezza di aeree potenzialmente soggette a terremoti, genera morti e dolore. I soldi di tutti i cittadini, vengono sperperati o regalati agli “amici”, alle lobby ed ai vari “affaristi rampanti”.  Siamo, così come voleva satiricamente farci notare la vignetta di Charlie Hebdo, solo “pasta” che la famelica politica divora, condendoci in vari modi. Certo è una vignetta dura. Un cazzotto fortissimo allo stomaco. La satira, però, non è come molti hanno erroneamente scritto sui social, un modo per ridere e forse neanche per sorridere. La satira è un modo feroce, a volte insopportabile, per portare allo scoperto “il potere”. Charlie Hebdo non ha deriso i morti, come i giornali ed i politici vogliono far credere e neanche come tanti hanno pensato e scritto sui social (con insulti e bassezze di ogni tipo), ma il sistema che ha generato quei morti! Quella vignetta non doveva esserci, e non ci sarebbe stata con governanti migliori. Coloro che governano però li abbiamo scelti noi, credendo alle balle che ci vengono propinate ogni giorno. Per quanto mi riguarda, siamo noi i colpevoli, il sistema lo abbiamo fatto noi. E’ colpa del nostro non guardare in faccia la realtà.

Una delle cose che più mi ha lasciato basito in questi giorni, è stato leggere che i giornalisti/vignettisti di Charlie Hebdo, quando sono stati vittima del vile attentato terroristico, in fondo: “se la sono cercata”… Concetto pericolosissimo, figlio dell’ipocrisia e dell’ignoranza, poiché NON si può e NON si deve MAI giustificare il terrorismo, altrimenti qual è la differenza tra noi e loro? Il confine, in questo caso è “solo” una pallottola, ma il NON pensiero che c’è dietro quella pallottola, è sempre lo stesso! Se accetto l’orrore, sono di fatto causa ed effetto di quell’orrore, al di là delle tante giustificazioni e di una finta coscienza. Non posso sentirmi migliore di un terrorista o più evoluto o democratico, non prendiamoci in giro!

Rivoluzione ed indignazione… due concetti molto nobili e troppo abusati in questi anni nei social, tanto da essere stati svuotati del loro significato. Sarò brevissimo per non annoiare. Da quando una “rivoluzione”, intesa soprattutto come cambiamento NON violento, si fa comodamente seduti dietro ad un schermo e senza nessun sacrificio? Un “like” o una esternazione sui social, senza far seguire alcun tipo di azione, in che modo cambiano la REALTA’ della quotidianità e della nostra vita? In quale modo miglioriamo la nostra società, se tutto inizia e finisce nel virtuale? Non è che l’indignarsi virtualmente è diventato un po’ come uno “spot da vestire”, omologandosi “all’abbigliamento” della massa? Stesso “vestito” (pensiero), nessun contenuto… Esempio: “Lo Stato deve far stare negli hotel i terremotati e non gli immigrati”… è un NON pensiero ricorrente spesso in questi giorni sui social. Il problema è che in troppi ignorano che NON è lo Stato a far stare gli immigrati negli hotel, in quanto sono gli hotel stessi a fare richiesta allo Stato di poter “ospitare” dietro compenso (intorno ai 35 euro al giorno) gli immigrati… Un po’ meno ignoranza e decisamente meno ipocrisia, con un “pizzico” di silenzio sarebbe un buon inizio! Altro che ruspa! L’informazione rende liberi…liberi dagli idioti..

Che dire, penso che ci siano tanto sciacallaggio e troppe parole, intorno a questo terremoto, come è stato per quello de L’Aquila. Sciacallaggio e parole vuote. Fatti pochi. Il dolore, quello vero, è solo di chi ha perduto tanto nel terremoto, tutto il resto è vuota “passerella”. Le persone continueranno a morire in Italia per i terremoti (spero un domani di essere smentito…).

Penso che, per poter migliorare, forse, dobbiamo metterci in discussione. Pensare e riflettere sul serio. Capire che non dobbiamo “incazzarci” per una vignetta, anche se magari fuori luogo, ma dobbiamo “incazzarci” con chi c’è “dietro” quella vignetta. Dietro, oltre l’immagine, c’è un sistema marcio, nel quale a pagare il conto siamo noi. I morti del terremoto, meritano molto di più di tanta superficialità, dei minuti di silenzio a comando e delle bugie di chi senza alcun scrupolo, ha speculato sulla NON messa in sicurezza delle aeree potenzialmente pericolose ed ora vuol speculare anche sulla ricostruzione. Noi tutti, dovremmo “incazzarci” ed indignarci con chi ci amministra così malamente, ed invece di chiedere alle Istituzioni di non essere abbandonati, di non essere lasciati soli dopo il  terremoto, dovremmo noi “abbandonare” le Istituzioni, o meglio dovremmo noi “abbandonare”coloro che dentro le Istituzioni sono corrotti e senza alcun rispetto per la vita e la dignità dei cittadini.

Magari dobbiamo partecipare di più, riflettere di più, scegliere di più. Magari dobbiamo imparare ad avere un maggiore senso di “nazione” e di “patria” che si basa non sul tifare una squadra o “cazzate simili”, ma su idee quali rispetto ed onestà. Magari non fregandoci l’un l’altro… non pensando solo al proprio orticello… magari non scendendo a schifosi compromessi pur di far “quattrini”… e magari non credendo alle “balle galattiche” del Governo Renzi, che come tanti altri precedenti governi, promette ricostruzioni e poi… poi andate a fare un giro nelle zone terremotate del passato…

Je suis Charlie, oggi e noi ieri, quando la maggior parte delle persone sui social, il giorno dopo l’attentato, ipocritamente si è schierata per la “libertà” di parola… Libertà di parola che, oggi, sembra si possa utilizzare solo quando non “ci tocca”…

Ci fa così tanto paura la verità, da non metterci in discussione? Cioè siamo solo marionette che possono essere gestite dai “poteri e dai media”? Siamo diventati così idioti e quindi gestibili, da indignarci perché qualcuno ci dice: ehi attento amico sei pasta? Cioè ci hanno talmente manipolato che ci incazziamo con chi ci “sputa addosso” quello che siamo e non ci incazziamo con chi ci ha reso, ciò che siamo?

Capisco… Je suis Charlie…

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