Eutanasia, l’uso di farmaci oppiodi non accorcia la vita nei malati terminali

Un’indagine pubblicata sulla rivista scientifica Canadian Medical Association Journal sull’applicazione della legge belga che ha legalizzato l’eutanasia, rivela che su 208 casi di eutanasia, 142 sono stati effettuati su richiesta esplicita dei pazienti, mentre i restanti 66 senza richiesta esplicita. La ricerca è stata effettuata attraverso un questionario inviato a 6.927 soggetti scelti per rappresentare la popolazione generale delle Fiandre.
L’eutanasia e il suicidio assistito ha riguardato prevalentemente pazienti sotto l’età di 80 anni, malati di cancro e residenti in casa propria. L’utilizzo, invece, di farmaci senza il consenso esplicito del paziente riguarda gli ultraottantenni malati di cancro e ricoverati in ospedale. Nel 77,9% dei casi in cui mancava la richiesta esplicita, la decisione di porre fine alle sofferenze non è stata dibattuta col paziente.
Diversamente dai casi di eutanasia e assistenza al suicidio legali, i pazienti che non avevano formulato una richiesta esplicita hanno maggiori possibilità di vivere più a lungo, di vedersi somministrati farmaci oppioidi, di essere soggetti a cure contro la malattia terminale per un periodo più breve, di ricevere terapie non finalizzate al trattamento della malattia nell’ultima settimana di vita.
In altre parole, concludono i ricercatori, sbaglia chi pensa che il trattamento con farmaci oppioidi contro il dolore abbia l’effetto di ridurre la vita dei pazienti. L’indagine sembra suggerire l’esatto contrario.

fonte aduc

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