Intervista a Mattia Caroli & I Fiori del Male

– Partiamo dalle vostre origini artistiche, cosa ha fatto scattare il “fuoco sacro” della passione per la musica?

La nostra è una passione che nasce dall’infanzia, poi approfondita e portata avanti lungo il corso degli anni.

La musica è sempre stata per noi un mezzo per conoscere se stessi, ecco che in questo caso “sacro” è giusto a definirsi, poiché l’arte ha sempre avuto come presupposto psicologico una discesa nel mondo del “vero”, del “sacro” appunto.

– Come e quando vi siete conosciuti?

Principalmente ci siamo conosciuti circa una decina di anni fa, avendo condiviso esperienze scolastiche o amicizie in comune.

Nel 2015 abbiamo deciso di dare vita a questo progetto arrangiando i pezzi del nostro cantante e chitarrista Mattia, e da lì ecco prendere forma quello che siamo oggi: Mattia Caroli & I Fiori del Male.

– Come mai la scelta di cantare in inglese?

Abbiamo deciso di usare la lingua inglese per avere un riscontro che superasse i confini nazionali e che ci permettesse così di portare la nostra musica in giro per il mondo. È stata una scelta naturale in quanto la maggior parte dei nostri artisti di riferimento provengono da oltre confine, inoltre tutti noi amiamo viaggiare.

– Come nasce la vostra creatura: Fall From Grace?

Le canzoni raccontano una caduta progressiva dalle grazie dell’infanzia, l’inserimento dei giovani in una società sempre più fredda e sterile; la società degli uomini seriali, che preclude e schernisce la creatività artistica. Spesso i protagonisti dell’album sono inetti, che rifuggono il sistema e scappano dal suo conformismo rifugiandosi nell’arte e nei piaceri semplici. Fall From Grace rappresenta anche il cadere dalle nostre certezze e implica una lenta risalita. Tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata: fatta spesso di mille difficoltà, d’incomprensioni e di riscoperta, ritrovando le forze nell’amicizia che da sempre contraddistingue la band, nelle estati passate a suonare su qualche prato, sognando i Pink Floyd e parlando di Dostoevskij, pensando a qualche epoca d’oro in cui ci saremmo sentiti a casa.

– Paul Popov, come siete arrivati a questo artista?

Paul è un ragazzo russo che da qualche anno si è trasferito in Italia, ce lo siamo ritrovati nella nostra città e grazie ad amicizie in comune siamo diventati a nostra volta amici.

Ci ha sempre incoraggiati nel nostro percorso artistico, per questo abbiamo deciso di mettere in musica uno dei suoi testi, parliamo di Sad Dark Shadow.

– Progetti futuri?

A febbraio partirà il nostro terzo tour europeo, il primo di questo nuovo anno.

Toccheremo città del centro e nord Italia per poi attraversare l’Europa passando per Austria, Germania, Repubblica Ceca, Francia.

L’ALCHIMISTA NON percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille). La sua forza sono iscrizioni e contributi donati da chi ci ritiene utile.