Quattro chiacchiere con E-Roy

Partiamo dalle tue origini artistiche, quando hai iniziato a interessarti alla musica?
Avevo 16 anni, su per giù. Il mio primo grande amore sono stati gli Oasis. Ho iniziato cantando in una cover band, poi, da autodidatta, ho imparato a suonare la chitarra e mi sono messo subito a scrivere canzoni. Sentivo l’esigenza di esprimermi, di dire qualcosa di mio, più che di interpretare i brani di altri. Nel frattempo, ovviamente, ho allargato anche i miei orizzonti musicali, pur rimanendo legato al rock e alle chitarre, in linea di massima.

Cos’è la musica per te?
Non vorrei sembrare troppo filosofico, ma la musica per me è ciò che più si avvicina alla verità, quella con la V maiuscola, al senso delle cose, della vita. È insieme mistero e rivelazione: non riesci a capire come riesca a farti provare certe emozioni e sensazioni, eppure ci riesce, sempre.

Parlaci della tua ultima fatica…
Considero “Belli, giovani e disperati”, il mio album d’esordio, quasi una penultima fatica ormai, visto che è uscito un anno fa e nel frattempo ho iniziato a lavorare su materiali nuovi. Riascoltandolo oggi, comunque, lo trovo esattamente come l’avevo lasciato. Non è un disco perfetto, anzi, ma sono dieci brani che funzionano. Ognuno di essi ha una sua personalità e sa trasmetterti vibrazioni diverse. C’è la canzone che ti commuove, quella da canticchiare sotto la doccia, quella che ti fa salire l’adrenalina, e così via. Insomma, pacchetto completo.

Conta di più il testo o la musica in una canzone?
Se devo dare una risposta secca, la musica. Io perlomeno parto sempre da lì. Nel tempo, però, ho capito che il testo gioca una parte importantissima, specie se scrivi canzoni in italiano. In questo senso, credo che la sfida più difficile e allo stesso tempo stimolante sia trovare una melodia forte e poi riuscire ad incastrarci un testo convincente. Per me è come un rebus da completare: le parole devono essere quelle giuste, sia come musicalità che come significato.

Progetti futuri?
Spero di poter tornare presto in studio per registrare il mio secondo album. Ho già scelto un bel numero di canzoni che promettono molto bene, sto lavorando sugli arrangiamenti, sulle sonorità di ognuna perché vorrei fare un disco diverso da quello precedente. Mi piace l’idea di potermi migliorare, di riuscire a stupirmi da solo. E, anche se è presto per dirlo, credo di essere sulla strada giusta.

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