Referendum in Catalogna: Rajoy prove di una “dittatura”

Viva Barcellona. Viva la Catalogna. Viva la libertà!
Voglio subito mettere in chiaro la mia posizione.
Ditemi quello che vi pare, ma io che ho il cuore a Barcellona e che con il popolo della Catalogna ho trovato una grande sintonia, non posso fare a meno di stare dalla loro parte, contro un governo corrotto, chiaramente fascista e decisamente violento.
La libertà, alla fine vince sempre e se Mariano Rajoy e il suo “sporco governo” hanno avuto bisogno della violenza per reprimere un referendum che ritengono illegale, la dice lunga sulla paura non solo delle istituzioni spagnole, ma anche sul terrore degli “oscuri” governanti dell’Europa.
Non credo in una Europa dove i diritti dei cittadini vengono costantemente violati. Non credo in un’Europa delle Banche e dei gruppi di potere. Non credo in un’Europa che appartiene a pochi. Non credo in questa Europa/prigione e non vorrei lasciarla alle future generazioni.

Il punto della situazione in Catalogna: 844 feriti pestati dalla polizia spagnola. Di fatto, la polizia con atti di violenza, come mostrano i tantissimi video che stanno circolando su internet è intervenuta in centinaia di seggi elettorali al fine di impedire lo svolgimento del referendum di indipendenza catalano. La fierezza del popolo della Catalogna ha trovato la sua più bella espressione nelle migliaia di persone che hanno fatto la coda tutto il giorno davanti ai seggi, pur di votare. La polizia spagnola ha potuto, comunque, sequestrare molte urne e tagliare i collegamenti internet a più seggi.
Domani martedi è stato proclamato, da oltre 40 sigle sindacali, uno sciopero “per la grave violazione del diritto e delle libertà”.

Che Mariano Rajoy e il suo governo stiano attuando le prime prove di una nuova dittatura, supportata anche da personaggi come il presidente della Commissione Ue Jean-Cladue Juncker, che a parole si dice “neutrale”?

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