Quattro chiacchiere con Danilo Di Florio

Cosa ti ha spinto verso la musica?
Mi ha spinto la musica stessa, averne ascoltata tanta, c’è stato un momento in cui ad un concerto non mi sono ritrovato più da semplice spettatore ma con la l’idea che su un palco ci sarei voluto stare anch’io, mi è sembrato un mondo così vicino, così naturale e normale se vogliamo. Vedevo i musicisti non come miti, ma come chi in quel momento stesse svolgendo un mestiere. Che poi in realtà è proprio così, ma il fascino del concerto, l’atmosfera, il pubblico che esulta, spesso offuscano questo lato della musica.

Quali sono i lati positivi e quelli negativi nell’essere cantante?
Questa è una domanda molto frequente e rispondo quasi sempre la stessa cosa: non ci sono lati negativi, poiché essere cantante è una dimensione interiore, di piena comunione con la propria anima, non per questo uno dei generi, la musica “soul” ad esempio, ha proprio questo significato, musica dell’anima. Forse l’unico lato negativo è la paura di un abbassamento di voce o di raffreddamento. Infatti scherzo sempre con i membri della band, che possono suonare anche con la febbre alta o il mal di gola!

Raccontaci un po’ del tuo percorso artistico…
Tutto è iniziato nella piazza del mio paese, una sera ho chiesto ad un amico di passare da me per insegnarmi a suonare la chitarra, così con “La canzone del sole” (un classico!!!) è scoppiato l’amore per la musica, una passione sfrenata senza precedenti. Neanche a farlo apposta proprio quest’estate mi sono ritrovato in finale al BIM Music Network con un mio inedito di quest’album appena uscito e in giuria, come presidente, c’era proprio il patron della manifestazione Mogol. In questi anni ho partecipato a diversi concorsi nazionali, tra cui Rock Targato Italia, Tour Music Fest, il Bim appena citato e nel contempo mi ritrovo al mio terzo disco in studio.

Cos’è la musica per te?
La musica per me è, come già detto, una dimensione, una tana dove spesso mi rifugio, una passione che in divenire si fa mestiere oggi. Mi piace, mi fa stare bene, adoro scrivere, comporre, mettrre le mani sul pianoforte, sulla chitarra, sentirmi “vivo”, sentire l’emozione di un brano che sta nascendo.

Parliamo de “Il migliore dei mondi possibili”…
“Il migliore dei mondi possibili” nasce dall’idea di due/tre pezzi arrangiati a chitarra tra cui “Un’abitudine”, “Dal Mare”, “Le cose che ho visto”, mentre il brano che fa anche da title track è arrivato un po’ tardi devo dire, quasi tra gli ultimi, forse proprio perché doveva mettere il sigillo su questa nuova raccolta di idee. Così col mio arrangiatore che saluto, Umberto Cinalli, al consiglio dell’etichetta Music Force, si è deciso di dare questo titolo all’album, con un messaggio chiaro, positivo, allegro.

Nel futuro, progetti?
I progetti futuri sono l’augurio che faccio a me stesso prima di tutto nel girare il più possibile in Italia con questo nuovo tour, far ascoltare nei music club il mio nuovo lavoro e poi avere sempre gli occhi puntati su idee nuove.

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