Un telefono in ogni cella di detenzione. Proposta

“I sequestri che vengono effettuati, difficilmente, possono essere in grado di sradicare del tutto il traffico illegale di telefonini nelle carceri italiane. L’utilizzo dei telefoni cellulari all’interno delle nostre carceri costituisce ormai un fenomeno dilagante ed oltretutto veramente preoccupante, perché consente spesso di continuare ad impartire degli ordini all’esterno, consente spesso di organizzare delle ulteriori azioni criminali. Allo stesso tempo, deve significarsi che con la condanna alla privazione di libertà personale, si va a privare il condannato della libertà di muoversi nello spazio, non si va a privare il condannato pure delle sue elementari facoltà di comunicazione, della parola e dell’ascolto. La condanna alla reclusione, così come la condanna all’arresto, non sono delle condanne a divenire muti e sordi. Inoltre, va detto che la possibilità di telefonare ai familiari, agli amici più stretti, risulta essere essenziale nell’ottica della salute psichica del detenuto, nell’ottica della prevenzione dei suicidi e degli atti di autolesionismo. La possibilità di telefonare ai familiari ed amici, risulta essere, poi, di grande importanza al fine di diminuire sensibilmente le tensioni nelle carceri. Infine, la stessa possibilità di telefonare a parenti ed amici, risulta essere di vitale importanza anche nell’ottica di una pena che sia tutta tesa al reinserimento sociale del condannato. Pertanto, ora, proponiamo di fare una piccola rivoluzione, proponiamo di fare un piccolo passo avanti di civiltà, proponiamo al Ministero della Giustizia, al Dipartimento e agli uffici competenti, che vengano installati nelle celle delle carceri italiane, dei telefoni fissi per uscire dall’illegalità dei telefoni cellulari, per fermare il traffico di telefoni cellulari. Proponiamo che nelle celle vengano installati dei telefoni fissi per consentire ai ristretti di comunicare legalmente con parenti e amici. Certamente, così come nella recente esperienza avviata nelle carceri francesi, dovranno essere previste delle forti limitazioni, ad esempio dovrà essere stabilito un numero massimo di recapiti che ogni detenuto potrà indicare, gli stessi recapiti dovranno essere preventivamente autorizzati ed i soggetti con cui lo stesso detenuto entrerà in comunicazione dovranno essere identificati dalle autorità”. Così in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce dell’iniziativa Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.

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