Colombia: l’olio di palma il biologico che non convince

L’espansione delle piantagioni di olio di palma si è rivelata una vera e propria piaga del decennio. Foreste incontaminate vengono abbattute mettendo a rischio specie come l’orango e la tigre, immensi pozzi di carbonio come le torbiere vengono distrutti, mentre alle comunità contadine vengono sottratte le terre di cui vivono. Dall’Indonesia al Congo, dalla Malesia alla Colombia, le ruspe della monocoltura avanzano. Dietro di loro, l’industria alimentare, quella dei cosmetici e il nuovo business del cosiddetto biodiesel. Non stupisce che imprese senza scrupoli abbiano dato il via a una vera e propria corsa ai terreni, per accaparrarsi una delle risorse strategiche dei prossimi decenni. Ma tra queste figurino marchi del biologico, è davvero una brutta sorpresa.

Il caso della comunità di contadini Las Pavas è emblematico. “Alla fine degli anni Novanta, un centinaio di famiglie tornarono alla tenuta di Las Pavas, dove i loro antenati avevano vissuto per diverse generazioni. Questa terra era stata occupata da un narcotrafficante, presunto parente del noto signore della droga Pablo Escobar. Inutile resistere ai narcotrafficanti, ma quando questi l’anno abbandonata, i contadini sono subito tornati e hanno iniziato a coltivare con cacao, mais, zucca e altri prodotti agricoli, e inoltrarono allo Stato una richiesta di riconoscimento dei loro diritti di proprietà – ha raccontato Stephan Suhner, della coordinazione delle ONG svizzere, a Swissinfo.ch. – A nulla valsero però le loro rivendicazioni. Qualche mese più tardi i paramilitari si ripresentarono e, usando violenze e minacce, li cacciarono per poi vendere la terra al consorzio El Labrador, legato alla Daabon Organic”.

Il consorzio El Labrador associa due imprese, la Aportes San Isidro e la Ci Tequendama, di proprietà della Daabon Organic, una multinazionale che esporta prodotti certificati bio in Europa. Questi terreni, sottratti alle comunità contadine, sono ora coltivati a palma da olio per la produzione di agrocarburanti.

I contadini hanno invano tentato di far valere i propri diritti sulle loro terre ancestrali. Durante il processo di attribuzione della terra, un documento rimase senza firma e tutta la procedura fu quindi poi dichiarata nulla. Secondo il rapporto indipendente, inoltre, le autorità competenti hanno gestito in modo contraddittorio il caso, lasciando crescere le speranze dei contadini, mentre al tempo stesso favorivano gli interessi della multinazionale.

Malgrado le stesse autorità abbiano riconosciuto l’illegalità dello sfratto, dal luglio del 2009 le famiglie di Las Pavas vivono in una situazione di emergenza umanitaria, resa ancora più difficile dalle recenti inondazioni che hanno distrutto i campi e allagato le loro abitazioni. I contadini di Las Pavas, hanno annunciato di voler tornare al loro villaggio, malgrado abbiano ricevuto minacce. Il processo di rivendicazione del loro diritto alla terra è stato sostenuto, tra gli altri, anche dal Programma di sviluppo e pace (finanziato in parte dall’UE), e da SUIPPCOL, il Programma svizzero per la promozione della pace in Colombia di cui fanno parte una decina di ONG, tra cui la stessa Peace Watch e SWISSAID.

Interpellata da swissinfo.ch, la sezione tedesca della Daabon Organic ha precisato di aver abbandonato ogni attività a Las Pavas un mese più tardi, in seguito al fallimento dei negoziati con la comunità di contadini. Una notizia contestata però da ASOCAB e dalle stesse ONG svizzere. “La Daabon Organic continua probabilmente a far parte del consorzio, sotto mentite spoglie – ha spiegato Stephan Suhner a a Swissinfo.ch.- Non solo il suo nome figura tuttora sui documenti ufficiali, ma la multinazionale è anche accusata di far pressione sui membri della comunità, con minacce e tentativi di corruzione”.

La vicenda dei contadini di Las Pavas era emersa lo scorso anno, quando Christian Aid e il Body Shop – che importava olio di palma dalla Daabon Organic – incaricarono una commissione indipendente di indagare sul caso. La commissione ha stabilito l’impossibilità di stabilire con certezza la regolarità delle fattoria della Daabon Organic. Nel settembre del 2010 il Body Shop decise di interrompere ogni relazione commerciale con la Daabon Organic.

Preoccupate per l’incolumità dei contadini, le ONG svizzere hanno invitato il Dipartimento degli affari esteri, che finanzia in parte il programma SUIPPCOL, ad intervenire presso le autorità colombiane affinché garantiscano una maggior sicurezza alla popolazione e accelerino il processo di attribuzione della tenuta Las Pavas.

La vicenda di Las Pavas ha gettato qualche ombra anche sull’operato di Bio Suisse che da diversi anni certifica con la propria gemma bio le attività della Daabon Organic. Una scelta che le associazioni svizzere hanno biasimato più volte, chiedendo una presa di posizione più netta all’associazione.

Fonte: http://www.salvaleforeste.it

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