Droghe e carcere. Giovanardi risponde a interpellanza Radicali dopo quasi un anno…

Il sottosegretario Carlo Giovanardi ha risposto ieri alla Camera dei Deputati ad un’interpellanza radicale (2-00451, prima firmataria Rita Bernardini) presentata il 14 settembre 2009, sollecitata quattro volte, e che poneva 11 precisi rilievi su quanto contenuto nella Relazione sulle tossicodipendenze presentata dallo stesso Giovanardi al Parlamento a fine giugno 2009. A questo proposito, Rita Bernardini e Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) hanno dichiarato quanto segue.
Rileviamo che: ci sono voluti più di otto mesi per ottenere la risposta di Giovanardi; il sottosegretario è coerente con se stesso, ribadendo la totale chiusura a iniziative di riduzione del danno e la tendenza allo scaricabarile con le regioni (“loro hanno i soldi, a loro tocca”); Giovanardi continua a parlare di “passaggio delle competenze della sanità penitenziaria alle Regioni”, ma tale passaggio è frutto di una legge di 11 anni fa e di un decreto attuativo del governo Prodi di due anni fa, per cui la fase di transizione non può più essere considerata una normalità ma un problema se non un’emergenza.
Ciò detto, non possiamo non apprezzare la notizia che un “tavolo tecnico di lavoro” sta predisponendo una modifica del DPR 309/1990 con la reintroduzione della sospensione del procedimento sanzionatorio amministrativo nel caso in cui il tossicodipendente trasgressore aderisca all’invito di sottoporsi a programma di recupero e, naturalmente, non lo abbandoni durante il programma stesso. La sospensione della sanzione amministrativa era stata abolita dalle legge sedicente “Fini-Giovanardi” (L. 49/2006) e ciò aveva comportato una forte riduzione del numero di soggetti inviati ai Sert. Giovanardi mette in discussione sue decisioni divenute legge; speriamo solo che il tavolo tecnico non sia infinito, perciò inutile, come da tradizione burocratica.
Inoltre, il sottosegretario ha comunicato che “esiste un confronto con la partecipazione di associazioni e istituzioni, con il Ministero della giustizia e con il Dipartimento antidroga, per individuare, studiare e rendere operativi interventi, modifiche legislative, progetti (come il vecchio DAP Prima), cioè l’idea di poter sospendere un processo nella fase iniziale, senza neanche arrivare alla condanna, se il piccolo spacciatore tossicodipendente accetta di andare in comunità …
Si decongestionano le carceri e si dà la possibilità al piccolo spacciatore che ha commesso piccoli reati di curarsi nel frattempo e quando avrà scontato la pena nella comunità di recupero potrà uscire senza il rischio di commettere nuovamente reati”. Non possiamo che condividere quest’impostazione e su questa lunghezza d’onda va la nostra sollecitazione al governo di dare finalmente attuazione all’art. 95 del DPR 309/90 (e alla lettera g della mozione approvata dalla Camera a gennaio), con la creazione di istituti a custodia attenuata per tossicodipendenti, realizzabili in tempi relativamente brevi, anche ricorrendo a forme di convenzioni e intese con il settore privato e del volontariato, che già si occupa dei soggetti in trattamento.
Speriamo, non per noi ma per le migliaia di cittadini tossicodipendenti presenti nelle carceri italiane, che la prossima Relazione che Giovanardi presenterà in Parlamento, fra poco più di un mese, contenga non solo i soliti dati sui danni e i costi del regime proibizionista ma qualche piccolo segnale concreto di cambiamento, di riduzione di tali danni e di tali costi.

fonte aduc

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