Libia: violazioni diritti umani

L’avvio delle nuove politiche di contrasto all’immigrazione clandestina avviate da Roma e Tripoli ha portato ad ‘una fase di transizione’ dove ‘ancora non ci sono nuove rotte alternative alla Libia’, anche se circolano voci di una nuova rotta attraverso Israele, ‘ovviamente assai pericolosa e non suscettibile di essere usata su larga scala’.
A tracciare il quadro della situazione e’ un osservatore privilegiato, Laurence Hart, rappresentante dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim) che opera su tutto il territorio libico.
Per Hart – che ha avuto l’opportunita’ di uno scambio di informazioni con la delegazione del Comitato parlamentare Schengen-Europol guidata da Margherita Boniver in visita a Tripoli – e’ chiaro che i respingimenti hanno aggravato il problema del sovraffollamento dei centri’.
Tuttavia, l’esponente dell’Oim si e’ detto convinto che ‘violazioni dei diritti umani nei centri di raccolta clandestini imputate alla Libia da varie organizzazioni internazionali non rispondono ad una strategia del governo libico ma sono legate a un problema di sovraffollamento e a una ‘gestione a volte poco razionale”dei centri.
‘C’e’ sicuramente in Libia – ha detto Hart – una volonta’ politica di esercitare controllo sul territorio e sulle coste e c’e’ anche il fatto che il paese sta negoziando un accordo di cooperazione con l’Ue e vuole quindi dimostrasi affidabile’.
Quello libico e’ un ‘approccio pragmatico’, ha spiegato Hart. Non avendo firmato la convenzione Ginevra del ’51, quindi non prevedendo la Libia il diritto d’asilo, il Paese non ha ne’ procedure ne strutture per il suo riconoscimento, tuttavia verso alcuni sudanesi e palestinesi segue un approccio pragmatico: riconosce loro un ‘permesso di residenza’ non dissimile da quello riservato ai cosiddetti migranti economici.
Con l’aiuto degli organismi internazionali la Libia, ha spiegato Hart, sta cercando di ‘razionalizzare la gestione di 18 centri sul suo territorio’, ad esempio destinandone alcuni solo alle donne, come quello di Zawia o altri solo per lo smistamento con Twisha.
Rispetto alla legge appena introdotta in Libia che riconosce il reato della tratta dei clandestini, il rappresentante dell’Oim ha parlato di ‘importantissimo passo avanti’. Anche se, ha osservato, ‘il problema resta la sua applicazione, cioe’ la misura in cui il governo sapra’ applicarla’.

fonte aduc

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