Ogm, la Ue vuole lasciare libertà di decisione a Stati e Regioni

I servizi della Commissione europea stanno preparando una serie di modifiche legislative che comporterebbero, se approvate, una vera e propria ‘rivoluzione copernicana’ nel regime di autorizzazione degli organismi geneticamente modificati (Ogm), lasciando piena libertà agli Stati membri, e finanche alle Regioni, di decidere se vietare o no la coltivazione sul proprio territorio.
Finora, le autorizzazioni alla coltivazione, come quelle alla commercializzazione dei prodotti importati, venivano decise a livello Ue, con un sistema di voto molto controverso (‘comitologia’) che dà alla Commissione il potere di decidere favorevolmente anche quando la maggioranza degli Stati membri è contraria (come è avvenuto recentemente con la patata Amflora).
Una proposta di approvazione di Bruxelles puó essere bloccata solo dalla maggioranza qualificata (circa i due terzi dei voti) degli Stati membri.
Le proposte preliminari della Commissione, ancora non ufficiali ma già sottoposte alla discussione interna fra i vari servizi dell’Esecutivo Ue interessati, prevedono che le attuali regole per la ‘coesistenza’ fra le colture tradizionali, biologiche e transgeniche (che non consentono agli Stati membri il divieto degli Ogm) verrebbero abrogate e sostiuite con nuove ‘linee guida’ sulle misure che i paesi potranno prendere per impedire la contaminazione transgenica.
Inoltre, un emendamento all’attuale direttiva Ce 2001/18 sul rilascio di Ogm nell’ambiente conferirebbe esplicitamente agli Stati membri o alle loro Regioni la facoltà di decidere se autorizzare o meno la coltivazione sui proprio territorio, con la possibilità di motivare eventuali divieti con ragioni non solo sanitarie, ma anche socioeconomiche (ad esempio, la necessità di salvaguardare il patrimonio agroalimentare tradizionale, o aree di produzione biologica) e persino etiche. Sarebbe infatti caduta una delle obiezioni piú forti, finora, a questo tipo di misure, considerate a rischio di eventuali ricorsi all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), da parte dei paesi produttori di Ogm.
Secondo un’argomentazione dei legali della Commissione, infatti, i divieti di coltivazione delle piante transgeniche, se fondati su basi etiche, potrebbero essere considerati dalla Wto accettabili, alla stregua dei divieti di commercializzazione dell’alcol nei paesi islamici, e non come barriere protezionistiche (non tariffarie) al commercio internazionale, secondo quanto riferiscono fonti di Bruxelles.
Le nuove proposte dovrebbero essere varate dalla Commissione alla fine di luglio, ma, vista l’importanza politica del tema, è molto probabile che vi sia già una discussione preliminare fra i ministri dell’Ambiente e il commissario responsabile per la Salute, John Dalli, durante il Consiglio Ambiente dell’11 giugno, a Lussemburgo.
L’estensione delle coltivazioni dell’unico Ogm seminato nell’Ue, il mais Monsanto Mon810, sono diminuite da 106.737 ettari nel 2008 a 94.749 nel 2009, in sei Stati membri: Spagna (passata da 79.000 a 76.000 ettari), Portugal (da 4.000 a 5.000 ettari, unico paese che ha registrato un aumento), Republica ceca (da 8.000 a 6.480 ettari), Romanie (da 6.000 a 3.000 ettari), Polonia (3.000 ettari nel 2009) et Slovacchia (passata da 1.900 a 875 ettari).

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