Gran Torino, un piccolo gioiello firmato Clint Eastwood

A ottant’anni il “vecchio” Clint dagli occhi di ghiaccio, sembra essere il regista americano che più dipinge l’america di Oggi.
Maturato stilisticamente con l’età, Eastwood si prende tutto il tempo possibile per narrare le sue storie, e lo fa con gran classe, senza mai annoiare dando vita a ritratti intensi.

Mi ricordo anni fa “Gli Spietati”, un western crepuscolare bellissimo, nel quale Eastwood interpreta un killer spietato che decide di tornare ad uccidere, per riparare un torto… un’anima persa che non trova la sua redenzione nonostante tutto.

Dell’ultimo periodo ho particolarmente apprezzato “Mystic River” con uno Sean Penn meraviglioso e “Million Dollar Baby” a dir poco straordinario. “Million Dollar Baby” è un cazzotto nello stomaco, un film durissimo e tuttavia poetico. Non c’è pietà in questa vita, ma qualcuno sa come avere dignità… sembra questo il monito del film… due disperazioni che non trovano un equo finale, due vite spezzate…

Gran Torino, in alcuni tratti raggiunge vette ineguagliabili di profondità umana e artistica.  Il rapporto tra il vecchio e burbero Walt e il giovane Thao (che viene chiamato Tardo provocatoriamente da Walt), è di fatto una variazione sul tema di “Million Dollar Baby” ma senza ripetizioni o banalizzazioni. Due diversità che si incontrano e si accettano. Il vecchio Walt e l’asiatico Thao. Due persone ai margini che si salvano a vicenda, trovando la propria strada…

Gran Torino è un piccolo gioiello, da vedere e rivedere.

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