Fecondazione, venti anni di diagnosi preimpianto

Sono 33mila i cicli di procreazione medicalmente assistita (pma) eseguiti dopo diagnosi preimpianto (pgd) in tutto il mondo dal 1997 ad oggi.
A tirare le somme e’ l’Eshre (Societa’ europea di riproduzione umana ed embriologia) in occasione del 20/o anniversario di questa metodica, che consente di identificare la presenza di malattie genetiche o alterazioni cromosomiche negli embrioni ottenuti in vitro.
Risale infatti al 1990 l’annuncio dato dall’equipe guidata dal ricercatore inglese Alan Handyside della prima gravidanza ottenuta dopo biopsia degli embrioni presso l’Hammersmith Hospital di Londra.
Secondo i dati raccolti dall’Eshre, dei circa 33mila cicli di pma effettuati con diagnosi preimpianto, circa 5mila sono stati fatti per anomalie cromosomiche, 5700 per malattie monogeniche, 1250 per malattie legate al cromosoma X, circa 20mila per aneuploidie (cioe’ alterazioni del numero dei cromosomi non ereditarie), e 780 sono stati gli screening compiuti per ragioni sociali, che consentono di determinare il sesso (pratica questa consentita in alcuni Paesi). Le gravidanze ottenute nel mondo sono state 4.850. ‘In Italia – riferisce Ermanno Greco, direttore del Centro di medicina della riproduzione dell’ European Hospital di Roma – e’ possibile stimare che siano stati almeno mille i casi di fecondazioni in vitro e 500 le gravidanze ottenute tramite pgd, di cui il 30-40 per cento per malattie monogeniche e il resto per anomalie cromosomiche’.
In Italia la legge 40 vietava la diagnosi preimpianto fino alle recenti sentenze della Corte Costituzionali che hanno abrogato il divieto perché incostituzionale.

fonte aduc

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