Per la Chiesa è più cristiano opporsi a diritti gay che vivere onestamente

“Oggi appare più cristiano il politico che si oppone al divorzio breve o al riconoscimento delle unioni gay di chi vive con coerenza di esempio e di testimonianza la propria fede. Sembra diventato più cristiano opporsi ai Pacs che non rubare, non mentire, non mancare ai doveri di giustizia”. Così il deputato del PdL Benedetto Della Vedova, con un articolo intitolato ”Settimo non rubare” e pubblicato in contemporanea su FFwebmagazine.it e Libertiamo.it, denuncia il rischio che la Chiesa, attenta solo ai ”valori non negoziabili” dell’agenda biopolitica, abdichi al suo ruolo da protagonista per la crescita di un’etica civile, rispettata e condivisa, volta al bene comune. ”La predicazione politica della Chiesa – prosegue della Vedova – è in larghissima parte centrata sulla morale della vita, della sessualità e del matrimonio e non su virtù (l’onestà, la dedizione, la sincerità, il rispetto, la dignità, il lavoro, l’impegno) che attengono alla dimensione comune della vita e delle relazioni sociali. Questo uso dei temi bioetici e della morale sessuale possono al più nutrire il neo-confessionalismo politico, non divenire la comune frontiera della moralità civile del paese”. Su questo punto Della Vedova chiede che si apra un ”confronto appassionato” all’interno della società italiana e delle forze politiche sensibili ai richiami della Chiesa. ”Io credo – conclude – che cattolici e laici abbiano oggi più ragioni di unione sul piano dell’etica civile che di divisione in uno scontro, che rischia di divenire senza sbocco sui valori non negoziabili”.

fonte aduc

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