Johnny Eck

Johnny Eck, pseudonimo di John Eckhardt Jr., (Baltimora, 21 agosto 1911 – Baltimora, 28 aprile 1991), è stato un artista e attore statunitense. Privo degli arti inferiori sin dalla nascita, assunse a notorietà internazionale per aver recitato nel film Freaks di Tod Browning del 1932.

Figlio di Amelia Dippel e John Eckhardt Sr., una coppia di americani di origine tedesca, Eck nasce con una malformazione congenita che lo rende carente di tutta la parte inferiore del corpo, a partire dal termine della cassa toracica. In realtà però Johnny era provvisto di zona pelvica, ed anche di piedi e gambe, per quanto malformate e non funzionali. Nella fase calante della sua carriera scrive anche una autobiografia, Brief History of Johnny Eck – The Only Living Half Boy.

Fin dal periodo di frequentazione del liceo, Eck inizia a frequentare l’ambiente dei sideshow, ovvero gli spettacoli dei fenomeni da baraccone. Ecco una lista delle svariate attività in cui si diletta per allietare la famiglia e guadagnare per vivere.

Sassofonista
Ballerino
Predicatore religioso
Mago
Artista circense
Animatore di burattini
Agli inizi degli anni ‘30, all’età di 21 anni, viene scelto dal regista Tod Browning per interpretare sè stesso nel film Freaks. Quella sarà la sua unica partecipazione ad una pellicola cinematografica, se si escludono tre cameo in altrettanti film.

Eck decide di ritirarsi dal mondo del circo e del cinema alla fine degli anni ‘40, e inizia e dedicarsi a passatempi come la pittura (più specificatamente murales) e il modellismo. Vive felice per i successivi quarant’anni, con molti amici e l’ottimo rapporto col suo gemello Robert.

Negli ultimi anni di vita Eck rompe tutti i contatti con l’esterno, perfino con i suoi migliori amici, per via dell’accanimento sempre maggiore delle persone su di lui, sia in bene che in male. La visita dei ladri nella sua casa è l’inizio di un declino psicologico che lo porta a chiudersi dentro se stesso e che ha fine con la sua morte.

Riportiamo l’incipit di Brief History of Johnny Eck – The Only Living Half Boy, l’autobiografia di Eck.

« In una calda notte d’estate, un bel po’ di anni fa, si abbatté un improvviso e violentissimo temporale.
Proprio in quella notte, in una stanza da letto al primo piano di una casa di mattoni rossi, si sarebbe verificato un avvenimento destinato a sconvolgere il vicinato. Erano le dieci quando nacque il primo bambino: pesava due chili e mezzo, perfettamente normale. Venti minuti più tardi, in quella stanza illuminata solo dai lampi e dalle luci a gas, vide la luce un altro bambino, al quale sembrava mancare più del metà del corpo. Questo bambino ­ completamente privo di arti e ossa al di sotto dei fianchi (un mostro?)­ pesava novecento grammi. In quegli anni i bambini nascevano in casa, con l’aiuto delle levatrici e dei vicini: insomma, erano in molti a dare il benvenuto al neonato. Quella notte mani delicate e gentili cullarono il bambino normale, mentre nessuno ecktoccò né si avvicinò al mostro. Lo lasciarono lì, nella culla, da solo. Finché un’anziana signora ­ molto religiosa e caritatevole, invero ­ dopo essersi chinata sulla culla per abbracciare il mostro, non riuscì a trattenere un urlo: «Oddio, ma è una bambola rotta». Ecco cosa sembravo: una vecchia bambola rotta. Ero lungo meno di venticinque centimetri. La balia mi prese tra le braccia e mi avvicinò al fornello a gas per uccidermi, ma fortunatamente urtai una delle vicine che scoppiò in un altro urlo prima di crollare a terra svenuta.

Fu così che Dio decise che avrei vissuto in quella famiglia. »

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