Suicidio assistito: Gran Bretagna, marito non sarà processato

Per la prima volta sono state applicate le nuove linee guida sul suicidio assistito per archiviare un procedimento penale nei confronti di un uomo che aveva assistito la moglie malata a togliersi la vita.
Michael Bateman non sarà quindi incriminato per assistenza al suicidio della moglie Margaret, 62 anni, che lo scorso autunno è morta per soffocamento nella propria abitazione. Se fosse stato condannato, Bateman avrebbe rischiato fino a 14 anni di carcere.
La donna, costretta a letto e a gravi sofferenze da una malattia sconosciuta, aveva preso già in considerazione di andare in Svizzera a togliersi la vita presso la clinica Dignitas. Si era anche ampiamente informata su Internet su vari metodi per porre fine alle proprie sofferenze.
Alla fine, aveva deciso di soffocarsi con un sacchetto di plastica e dell’elio. Il marito aveva aiutato la donna a stringere il sacchetto e aveva aperto la bombola del gas.
“Sono giunto alla conclusione che l’incriminazione non perseguirebbe alcun interesse pubblico perche’ la signora Bateman, che soffriva di dolore cronico da decenni, aveva il desiderio chiaro e consolidato di togliersi la vita. Gli interrogatori del signor Bateman e dei figli della donna lo confermano”, ha spiegato Bryan Boulter, del Crown Prosecusion Services. “Era anche chiaro che il signor Bateman ha agito esclusivamente per compassione. Amava profondamente la moglie e se ne era preso cura ogni giorno per molti anni”.
Bateman aveva da subito ammesso di aver aiutato la donna e ha cooperato con le autorità, dicendosi pronto ad affrontare le conseguenze del gesto d’amore.

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