Antonio Pignatiello – A Sud di nessun Nord, la recensione

ANTONIO PIGNATIELLO_A SUD DI NESSUN NORDBellavista, incontri e chiacchiere. Qualche giorno fa…Una serata come tante altre. Una compagnia speciale, incontrata casualmente: Antonio Pignatiello, un bravissimo cantautore ed un ragazzo umile.

Un po’ come un ultimo bicchiere vuoto al quale non resta neanche un ricordo, e così capita che nel cuore della notte, mi trovo ad ascoltare un po’ di musica.

“Vecchi Conti” chiaramente dedicata a Paolo Conte, è il primo pezzo che apre il viaggio nel mondo di Pignatiello. Bisogna lasciar tutto e magari scivolare per Milano mentre le note perdono le briciole in una libreria… “Canto del rinchiuso” ha il sapore un po’ “west” dei Calexico e le suggestioni di un amore tormentato al ritmo mariachi. “Lontano da qui” ha tutta la poesia e la delicatezza di una milonga che avvolge l’ascoltatore come occhi che lasciano senza pace e amore. Emozionante l’apertura di “Canto di Orfeo”, dagli echi morriconiani che sviluppano il tema classico come se si vivesse in un duello. Dopo un duello è necessario riposarsi un po’… l’amore come l’edera dove si attacca muore e così un cuore si è attaccato ad un altro in “Quando Nascesti te”, dove la voce di Pignatiello si sfiora con quella di Enza Pagliata, dando vita ad un delicatissimo abbraccio, così intenso che nell’ascoltarlo mi sono sentito un intruso. “Giù al Belleville” è per certi versi, a mio avviso, “estraneo” nel disco, perché riesce a spezzare l’atmosfera creata con i brani precedenti. Penso che questo “effetto” sia stato ricercato da Pignatiello. Con “Folle” si rientra nel disco. E’ una canzone che mi è penetrata nel profondo. Da ascoltare a basso volume nelle cuffie nel pieno dell’oscurità. E’ un pezzo “sospirato” ed intenso, un vero gioiello, che come un ricordo struggente bagna appena le labbra di un amante… Da un sogno intenso, agli anni 30 nella New Orleans jazz, con “Bye Bye”, per tornare alle sonorità della milonga con “L’attesa”. Il decimo brano “Occhi Neri” ha il sapore di sonorità da club ed echi di fumo di sigarette e Messico di frontiera…  “Tra giorno e notte”, sembra uscita da un film di Tarantino, tanto è meravigliosamente folk. Nell’ultimo brano “Non c’è più” ispirato agli scritti di uno scrittore che amo, Cesare Pavese, ci sono tutte le atmosfere di una grande ballad rock.

Un gran disco. Da ascoltare con attenzione, senza farsi distrarre. C’è buona musica in Italia, solo che, sfortunatamente, non ha tutta la visibilità che merita.

Andate a comprare il cd di Antonio, merita sul serio.

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