L’Italia dei suicidi. Le difficoltà degli impreditori del Nord.

Cosa accade a questa Italia? Un imprenditore di nome Silvio Berlusconi senza vergogna racconta bugie e favolette agli italiani, mentendo spudoratamente e provocando dei danni a tutto questo paese e dei piccoli e medi imprenditori del Nord si tolgono la vita, per la vergogna di aver fallito o perché non hanno il cuore di licenziare i propri collaboratori.
In questo paese dove un vecchio cadente si “tira” le rughe per sembrare più giovane, e come un Dorian Gray moderno, nasconde tutta la decadenza del proprio essere in un quadro virtuale e lottizzato come è la tv, c’è chi muore nel silenzio, dimenticato dai grandi media.

Vi voglio raccontare cosa accade al Nord e del perché per me, gli imprenditori che hanno scelto di suicidarsi sono dei grandi uomini che onestamente sono morti per eccesso d’etica.
Non marchiateli come semplici suicidi, provate a pensare, a guardare oltre, fino ai confini dell’anima di questi uomini che hanno vissuto come un marchio infamante il fallimento e hanno scelto di togliersi la vita. Non giudicateli, ma provate a mettervi nei loro panni. Sono gli onesti a soccombere, i disonesti fanno sempre carriera… magari diventano senatori o presidenti…

Oriano Vidos, 50 anni, si è impiccato, il 1° marzo. Nel 2008, la sua azienda aveva dichiarato fallimento. Qualche giorno prima, Paolo Trivellin, 46 anni, anche lui aveva preferito morire piuttosto che licenziare i suoi 8 dipendenti. Da Ottobre 2008, dodici imprenditori del Veneto si sono suicidati, non potendo far fronte ai loro debiti o per non separarsi dai loro collaboratori.

Il Nord Italia, un tempo era il paradiso della piccola impresa, da un paio di anni la crisi ha colpito duramente. All’ombra di grandi gruppi come ad esempio Benetton, Luxottica, Geox per decenni c’è stata la vitalità delle piccole-medie aziende, capaci di adattarsi e conquistare i mercati. Piccole-medie aziende che spesso ricevano lavori in subappalto dai grandi colossi. Aziende mandate avanti da dirigenti individualisti ed ingegnosi, che lavoravano senza sosta insieme a pochi impiegati.

Nell’autunno del 2008, forti sono state le ripercussioni della crisi economica per le piccole-medie imprese. E così se i colossi sono dimagriti, i piccoli sono stati costretti alla morte.
E’ un’ecatombe che questo governo vuole nascondere. In base ai dati della Confederazione Italiana dei sindacati (CISL), oltre 42 mila imprenditori, lavoratori autonomi ed artigiani hanno chiuso bottega. 9255 il numero di fallimenti solo nel 2009 (il 23% in più rispetto al 2008).

Si potrebbe fare una lista dei caduti. Caduti che non interessano al governo e neanche all’opposizione. Caduti che l’Italia non vuole vedere. Nella sola Lombardia 1963 imprese hanno chiuso nel 2009, il 75% di esse prima della crisi avevano un fatturato poco inferiore ai 2 milioni.

Certo è difficile capire perché alcuni imprenditori hanno scelto di mettere fine alla propria vita.
Io non ho una risposta definitiva per un gesto così disperato. Claudio Miotto, responsabile del Sindacato degli artigiani della regione Veneto, ha dichiarato: “In Veneto, molto spesso, il dirigente aziendale è sia capo che impiegato. Per lui, gli impiegati sono dei visi familiari, che vede ogni giorno. Tutti vivono nello stesso quartiere. Per un piccolo dirigente aziendale, licenziare non è una scelta impersonale, ma lo coinvolge radicalmente”.

Ma quando smetteremo di farci prendere in giro da tutta una politica corrotta che sta portando, a causa di scelte scellerate, alla morte questo paese? 12 impreditori si sono suicidati ed invece una classe politica marcia, con la faccia di “culo” continua a far finta di nulla e vivere sulle spalle di un intero paese.

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