Peggy Hodgson e il poltergeist di Enfield

I fatti si svolsero in casa di Peggy Hodgson, una donna divorziata che viveva con i suoi 4 figli (Margaret, Janet, Pete e Jimmy) in una casa popolare al 284 di Green Street. In particolare, i fenomeni parevano ruotare intorno a Janet, che aveva allora 11 anni. I primi a lamentare qualcosa di insolito furono proprio Janet e il fratello Pete (10 anni), che raccontarono alla madre di aver sentito i loro letti tremare. La sera seguente si udirono degli strani colpi sulle pareti, e in seguito la stessa Peggy Hodgson, inizialmente scettica, vide un grosso cesto di biancheria scivolare lungo il pavimento senza che nessuno lo toccasse. Lo rimise al suo posto, ma il cesto si spostò nuovamente, tornando nella posizione precedente, dalla quale fu impossibile rimuoverlo. Terrorizzata, la Sig.ra Hodgson fuggì insieme ai suoi figli, cercando rifugio presso i vicini. Fu chiamata la polizia, e due agenti intervennero ad ispezionare la casa degli Hodgson. Mentre effettuava la perlustrazione insieme ad un collega, l’agente Caroline Heeps udì una serie di colpi di origine ignota (che nel frattempo erano stati testimoniati anche dai vicini) e vide una sedia muoversi da sola. In seguito, firmò una dichiarazione scritta nella quale garantiva la veridicità dell’episodio. Nei giorni seguenti, mentre Peggy Hodgson cercava invano qualcuno che potesse aiutarla (furono contattati esponenti del clero, medium e infine anche la stampa), i fenomeni si intensificarono: gli oggetti più disparati (giocattoli, biglie, ecc.) cominciarono a muoversi e a colpire i membri della famiglia, e non solo. Due giornalisti del Daily Mirror, il reporter Douglas Bence e il fotografo Graham Morris, videro alcuni mattoncini di Lego spostarsi e fluttuare in aria, e Morris fu colpito sul viso da uno di essi mentre cercava di fotografare l’incredibile fenomeno.

Fu proprio un inviato del Daily Mirror che suggerì alla famiglia di contattare la Society for Psychical Research. Quest’ultima affidò il caso a Maurice Grosse, che arrivò sul posto il 5 settembre, a una settimana dall’inizio della vicenda. Tra i vari fenomeni osservati da Grosse (e da altri) vi furono raps, spostamenti di oggetti, di mobili, correnti fredde, pozze d’acqua che comparivano misteriosamente e piccoli incendi che si accendevano e si estinguevano spontaneamente. Numerosi anche i disturbi di tipo elettromagnetico: molti apparecchi utilizzati per monitorare la situazione subivano dei guasti, i nastri dei giornalisti venivano danneggiati o addirittura cancellati, in certi casi le componenti metalliche interne di alcuni strumenti furono trovate inspiegabilmente piegate.

Come accennato, gli incidenti si incentravano particolarmente intorno alla piccola Janet. Una strana forza sembrava strapparle di dosso le coperte e i cuscini mentre era a letto, e a volte la spingeva a la strattonava con violenza. Alcuni testimoni affermarono addirittura di averla vista levitare, e alcuni scatti fotografici (ovviamente assai discussi) parrebbero documentare proprio questo genere di fenomeni. Questa nuova fase dei fenomeni coincise col primo ciclo mestruale di Janet. A un certo punto, dalla gola di Janet iniziarono a provenire degli strani suoni, come dei versi di animale che, nel giro di poco tempo, si trasformarono in una vera e propria voce che dialogava con i presenti. Pare accertato che Janet producesse la voce utilizzando le cosiddette false corde vocali, ma è certamente insolito il fatto che riuscisse a parlare speditamente in quel modo, talvolta anche per due ore consecutive, senza riportare la benché minima infiammazione della laringe né alterazioni vocali di alcun genere. In certe occasioni, la “voce” che diceva di comunicare attraverso Janet (e che si faceva chiamare “Bill”) sembrava leggere nel pensiero delle persone che aveva intorno, e secondo alcuni dimostrò capacità chiaroveggenti. Quando “Bill” dichiarò di essere un “fantasma”, Grosse gli chiese se ricordava in che modo era morto. Questa la sua risposta: «Sono diventato cieco… poi ho avuto un’emorragia e mi sono addormentato e sono morto su una sedia nell’angolo al pianterreno». Alcuni mesi dopo, Grosse fu contattato da Terry Wilkins, il cui padre, Bill, aveva vissuto nella casa degli Hodgson prima che questi ultimi vi si trasferissero. Quando gli fu fatta ascoltare la registrazione in questione, confermò che la “voce” aveva descritto le esatte circostanze della morte di Bill Wilkins.

Dopo quasi due anni, i fenomeni scemarono rapidamente e finalmente cessarono. Maurice Grosse e la maggior parte dei testimoni oculari si dichiararono convinti della natura paranormale della vicenda, altri (soprattutto i parapsicologi John Beloff e Anita Gregory) sollevarono delle forti perplessità nel momento in cui Janet fu colta, grazie ad una telecamera, nell’atto di piegare manualmente alcuni cucchiai (avrebbe poi spiegato che lo aveva fatto per cercare di mandare via i giornalisti che assediavano la casa in attesa dei fenomeni o, secondo altre fonti, per vedere se gli investigatori se ne sarebbero accorti).

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