Ilsa la belva delle SS (1975)

Il famigerato nazisploitation con protagonista la perversa Ilsa.

Seconda guerra mondiale, in un campo di concentramento nazista la dottoressa Ilsa compie indisturbata sevizie ai danni delle prigioniere ebree e non disdegna i servizi sessuali dei prigionieri uomini. Le atrocità non conoscono sosta ma un gruppo di donne ha intenzione di organizzare la fuga con la collaborazione di un soldato americano.

Verso la metà degli anni 70 il filone “Women In Prison” trova una nuova variante impazzita, quella dei “Nazisploitation”, e un’eroina capace in un solo colpo di incarnarne la perversione e la violenza: Ilsa, l’aguzzina (sexy) delle SS. Il film “Ilsa la belva delle SS” è a suo modo un classico del “Sex & Violence”, il primo di una serie sulle gesta con la provocante protagonista, come dimenticare il successivo evocativo titolo di “Ilsa la belva del deserto”(?), e iniziatore di un vero filone assorbito dal cinema exploitation italiano che, ai tempi, non si lascia sfuggire l’occasione di produrre a basso costo diversi horror, basati su una miscela esplosiva di sesso, sangue e violenze assortite ambientati in lager nazisti (“La belva in calore”).

A inizio film compare una didascalia che tenta di giustificare in qualche modo lo spettacolo condito di sangue e nefandezze a firma del produttore Herman Traeger, pseudonimo che nasconde il nome di David F. Friedman, uno che di exploitation se ne intende, produce nel 1963 il precursore “Bloodfeast”. La fonte di ispirazione non ha bisogno di particolari preamboli, il nazismo e la sua voglia di imporre il concetto della razza ariana hanno raggiunto nel corso della seconda guerra mondiale gli abissi del male puro, in questo caso l’attenzione verte sugli esperimenti condotti nei lager nazisti, pratiche tutt’altro che fantasiose e incarnate dal tristemente noto dottor Mengele. L’idea è quella di inserire pesanti allusioni sessuali, nella maggior parte pruriginose e assolutamente gratuite, in ogni sequenza compare sempre qualche corpo nudo integrale femminile, spesso umiliato e abusato dai carnefici nazisti.

L’attrice dal seno prorompente Dyanne Thorne, sembra uscita da un film di Russ Meyer, è la bionda Ilsa, il comandante di un lager convinta a perseguire, tramite cruenti esperimenti medico-scientifici, la teoria secondo la quale il corpo delle donne è in grado di sopportare qualsiasi dolore, al fine di creare il super soldato pronto al sacrificio del terzo Reich. Tra marcette naziste in sottofondo e ritratti di Hitler e Himmler che campeggiano ovunque, Ilsa mette in piedi un teatro dell’assurdo all’interno di camere di tortura dai muri imbrattati di sangue, al suo fianco due fedeli aiutanti, identiche per aspetto, bionde e formose, strette nelle divise delle SS che spesso allentano per mostrare il seno nudo. Il trio di virago ariane si accanisce su un gruppo di ragazze che nei migliori dei casi subiscono ispezioni (interne) corporali, Ilsa si prodiga di persona a infilare nelle parti basse delle vittime un fallo enorme attraversato da una serpentina elettrica (!), sino a scivolare nella tortura medioevale della fustigazione e squartamento.

Il regista Don Edmonds non si preoccupa di proporre una storia articolata, quello che preme è una successione di scene efferate a livello grafico e non necessariamente collegate tra loro, siamo più dalle parti del gore che del vero splatter e sempre a un passo dal film porno, una delle prime scene si riferisce a uno degli incontri amorosi di Ilsa con un detenuto, la Thorne mostra due seni sodi giganteschi, inquadrati con dovizia, l’attrice però non concede mai un nudo full frontal, alla fine dei rapporti la nazista ordina la castrazione dei suoi amanti. Ilsa scopre tra i prigionieri un americano, il pessimo e sconosciuto Gregory Knoph, un uomo dalle doti amatorie fuori dal comune per una serie di situazioni ridicole, quasi da commedia all’italiana (tutto da ridere il dialogo con il castrato Mario), salvo poi concedere sequenze molto spinte come il rapporto sessuale dell’uomo insieme alle tre aguzzine bionde.

Le scenografie sono in pratica due baracche, una torretta di controllo e un recinto più simile a quello di un pollaio, inoltre compare un solo camion adibito al trasporto prigionieri che fa avanti e indietro e una jeep. Tra le prigioniere spicca la ribelle Anna di Maria Marx, altra sconosciuta di un cast di vera serie b, sottoposta a prove cruenti e protagonista nudissima di scene sanguinose, verso il finale fanno la loro entrata nuovi personaggi, il disgustoso generale nazista, e sale il numero dei morti e dell’azione. Girato con pochi mezzi e attori di livello infimo “Ilsa la belva delle SS” non si dimentica, di recente Rob Zombie ha omaggiato il film (e la serie) in uno dei fake trailer di “Grindhouse” (2007), erano gli anni 70 e già era nato un genere che solo alcuni decenni più tardi qualcuno ha definito “Torture Porn”.

Tit.originale:”Ilsa: She wolf of the SS”
Paese: USA/Germania
Rating:7/10

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