La Croce delle sette pietre

Cross of the seven jewels - Un lupo mannaro contro la camorra

Il film si apre con quello che suppungo volesse essere un rito orgiastico, praticato da una misteriosa setta dalla parvenza satanica. Tutto questo viene però rapidamente abbandonato per portarci direttamente in medias res (nel bel mezzo dei fatti, per chi non capisse il latino) con l’arrivo a Napoli del nostro protagonista, che viene accolto dalla cugina (o supposta tale). Usciti dalla stazione i due si infilano in un bar e lei si allontana un attimo dal cugino per fare una telefonata. Dall’altro capo del filo ritroviamo uno dei personaggi presentatici nella quasi orgia, un tizio dall’aria schifata che sembrava il sacerdote del gruppo. Appena usciti dal bar due ragazzetti in motorino strappano dal collo del protagonista un medaglione a forma di croce (quello del titolo). Parte quindi un inseguimento a bordo di un’auto della polizia che si conclude da un benzinaio, dove i due vengono arrestati. Purtroppo hanno addosso di tutto, tranne la croce del protagonista che decide di risolversi il problema da solo e si mette a caccia dei camorristi locali. Prima fa un salto a casa della cugina, scomparsa durante il furto, e lì scopre che in realtà sua cugina è un’altra, iniziando a fiutare il complotto, decide di muoversi a ritrovare la croce. Dopo aver incontrato in un locale un capetto della zona che gli fa un’offerta che non potrà rifiutare e, in seguito al suo rifiuto, essersi preso una manica di botte dai tirapiedi, il protagonista scopre finalmente il nome del ricettatore della zona. Questo ricettatore, un tizio dall’improbabile nome di Totone O’Cafone, siccome si è già sbarazzato del diadema è il primo a fare le spese della collera del protagonista. Infatti lui, fino a quel momento buono come il pane, si trasforma in uno spaventoso Lupo Mannaro e strangola il ricettatore, che si liquefà nelle sue mani. Da qui in poi la trama tende a perdersi di vista, per riemergere quà e là, tra un tentato golpe camorrista, un paio di flashback e la liquefazione di un buon numero di picciotti nella villa di un capomafia. Ricominciamo a capirci qualcosa solo quando lui-umano viene sedotto da una cartomante, che però si ritrova a letto con lui-lycan, al termine dell’amplesso lui recupera la croce. Il cattivone muore in un’incidente stradale e si liquefà.

Scrivere la trama del film ha richiesto tutta la mia capacità sia perchè una trama vera e propria non c’è, sia perchè sono caduto più volte dalla sedia per le risate ammirando questa oscenità. Regia crudele nei confronti del pubblico, effetti speciali caserecci e attori davvero negati.
La Napoli presentata nella bestialità qui recensita è una città assolutamente surreale, priva di ogni spessore. La visione di questo film può giovare ai rapporti sociali: fatelo vedere a una persona che non sopportate e ve ne libererete per l’eternità!

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