Ero in Guerra ma non lo sapevo, trama e note di produzione

Milano, fine anni ‘70. Pierluigi Torregiani, un gioielliere che si è fatto da sé, subisce un tentativo di rapina in cui muore un giovane bandito. Non è stato lui a sparare, ma molti giornali lo accusano di essere un giustiziere borghese. La tensione politica dell’epoca lo rende un obiettivo perfetto per i PAC, gruppo di terroristi guidato da Cesare Battisti, che individuano in lui un colpevole da punire.
Torregiani e la sua famiglia ricevono minacce di morte: il pericolo è così concreto che gli viene assegnata una scorta. Ma le intimidazioni non si fermano: sempre più invasive, lo condizionano nel lavoro e soprattutto nei rapporti con i famigliari, che si consumano fino a sfiorare la rottura.
Ero in guerra ma non lo sapevo racconta un uomo che, sotto attacco suo malgrado, vive una profonda crisi famigliare che si “ricompone” solo dopo la sua morte, avvenuta per mano di sedicenti rivoluzionari.

NOTE DI PRODUZIONE

Cinque settimane di riprese per il nuovo film di Fabio Resinaro ispirato all’omicidio del gioielliere Pierluigi Torregiani, il famoso caso di cronaca nera che si intrecciò con il terrorismo degli anni di piombo.
Torregiani venne assassinato a Milano il 16 febbraio 1979. L’omicidio, inizialmente attribuito alla malavita milanese, fu poi rivendicato dai Proletari Armati per il Comunismo (PAC) che professavano solidarietà alla criminalità che si riappropriava dei beni e giustiziavano chi rispondeva alle rapine con le armi.
L’intreccio tra terrorismo e delinquenza trasformò imprenditori, negozianti, giudici in bersagli politici. Furono diversi gli omicidi perpetrati nei confronti di chi reagiva, rispondendo al fuoco. L’opinione pubblica si divise tra chi sosteneva le vittime e chi le accusava di farsi giustizia da sole.

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