Elisabeth Ohlson Wallin, recensione della mostra

Da un punto di vista puramente culturale, quindi in tal senso figurativo, posso dire che la fotografa Elisabeth Ohlson Wallin gode di un grandissimo talento fotografico riconosciuto… Diciamo che potrebbe essere paragonata al classicismo realistico di Bruce Webber, come d’altronde non citare il grandissimo fotografo di moda Steven Meisel con le sue iconografie sessuali storiche nel mondo della fotografia, colui che ha dato vita all’immagine iconografica erotomane di Madonna… possiedo un suo libro fotografico in edizione limitata di SEX acquistato negli anni 90… L’arte fotografica d’altronde rispecchia in chiave moderna quella figurativa dei secoli scorsi – ma anche di alcuni artisti attuali pedissequi del nudo sessuale contemporaneo – in cui il concetto di sessualità era applicato da molti artisti dell’antichità, oggi non fortemente conosciuti ma non bisogna dimenticare che il sesso, anche quello omosessuale, è sempre stato presente nella sfera della cultura umana.
Diciamo che la politica strumentalizza l’arte e ne fa un uso diverso da ciò che sembra. Quindi non mi sento compartecipe nel criticare la figurazione di una fotografa di grande impatto, che nel suo lavoro ha cercato di esprimere un concetto che va oltre la politica, e va oltre la bellezza intrinseca dell’immagine, ma tutt’altro scorgo dell’ideologia di rivalsa… certo l’artista per emergere cavalca l’onda, e l’onda viene trasportata dalla ventata politicante che ne strumentalizza l’operato. Laddove qualcuno veda la scabrosità di certe immagini, alcune delle quali possono essere in qualche modo riconducibili a vessazioni culturali o semplicemente blasfemie di natura religiosa, ribadisco la concettualità di ciò che si voglia esprimere in qualunque tipo di esperienza artistica, in tal caso fotografica.
Osservando le foto della mostra credo che il concetto di base che Elisabeth Ohlson Wallin desidera esprimere rientra nella sfera spirituale del mondo omosessuale, o in maniera più completa, LGBTQ+, termine oggi di gran moda in ambiente culturale e politico. Aldilà delle immagini grottesche, sessual pittoresche, magari iconograficamente sacrileghe sotto certi punti di vista, ciò che l’arte fotografica esprime rientra nella piena canonicità religiosa di cui gli stessi omosessuali si sentono compartecipi, poiché appartenenti allo stesso tessuto sociale contemporaneo di coloro che invece si sentono ancora avversi alla loro presenza nel mondo. Piuttosto scorgo un grido di rivalsa di natura religiosa, d’altronde da anni le classi omosessuali rivendicano il proprio diritto alla parità rispetto alle ingiustizie evase nel tempo.
Credo che il messaggio che vorrebbe infondere l’artista sia proprio connaturato all’ideologia di potersi identificare sul piano religioso, come sul piano umano, con le stesse rivendicazioni ideologiche e quindi teosofiche dell’uomo hÉteros. In sintesi le classi omosessuali non sono diverse dalle altre. Negli ultimi cinquant’anni sono stati costretti ad usare il linguaggio del corpo per emergere dall’emarginazione sociale, i gay Pride sono un classico esempio di come abbiano strumentalizzato l’esasperazione della carne attraverso l’immagine corporale per definire e quindi rivendicare la propria identità, allorquando la società moderna li aveva emarginati a classe inferiore.
Quindi aldilà del fronte politico che vede nella rivendicazione ideologica omosessuale un modo per sconvolgere l’opinione pubblica e quindi trarne vantaggio, ciò che evince dalle immagini della mostra personale di Elisabeth Ohlson Wallin è un grido di riconoscimento religioso: “l’omosessualità non ha una natura umana diversa, per cui l’omosessuale può amare Dio come tutti gli altri, esserne compartecipe nel credo e nella spiritualità della fede”, che fino ad oggi è stata spesso negata per incompatibilità ecumenica, e lo espone attraverso l’elemento ideologico che lo ha contraddistinto nel spazio del tempo, ossia il linguaggio del sessualità.

L’ALCHIMISTA NON percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille). La sua forza sono iscrizioni e contributi donati da chi ci ritiene utile.