Il Messico condanna la morte di un 14enne ucciso lunedi’ dalla polizia di confine statunitense perchè sospettato, di tirare pietre agli agenti di frontiera

Si fa sempre piu’ alta la temperatura alla frontiera tra Stati uniti e Messico. Il ministero degli Esteri messicano ha condannato “energicamente” la morte di Sergio Adrián Hernández, 14enne ucciso lunedi’ dalla polizia di confine statunitense perche’ sospettato, assieme ad altri, di tirare pietre agli agenti di frontiera. Citta’ del Messico ha chiesto a Washington l’apertura di una indagine “celere e trasparente” con conseguente “punizione dei responsabili”. L’uccisione di Hernández si produce poco piu’ di una settimana dopo la morte di Anastasio Hernandez Rojas, morto in seguito a presunte percosse e violenze della polizia statunitense. Una cronaca esplosiva in un momento gia’ delicato nelle relazioni tra i due paesi. Il presidente messicano Felpe Calderon ha trasmesso al suo collega Barack Obama la censura per la legge sulla migrazione varata dallo Stato dell’Arizona. Normativa, ritenuta discriminante rispetto ai “latinos”, e criticata anche dalla Casa Bianca. Il ministero degli Esteri messicano ha ricordato che i due paesi hanno lavorato a “protocolli e meccanismi di dialogo su entrambi i lati della frontiera”. E che i fatti di lunedi’ mettono a rischio il lavoro congiunto.
Anche perche’, ricorda la nota del ministero, gli incidenti mortali crescono a un ritmo “preoccupante”: “I messicani morti o feriti per l’uso eccessivo della forza da parte delle autorita’ migratorie sono passati dai 5 del 2008, ai 12 del 2009 fino ai 17 del presente anno”.

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