Etichette alimentari: Parlamento Ue: no a quelle coi colori

Il Parlamento europeo, riunito in plenaria ieri a Strasburgo, ha bocciato con 398 voti contro 243 e 16 astensioni la proposta di introdurre un nuovo sistema Ue di etichettatura dei prodotti alimentari trasformati ‘a semaforo’, che era fortemente sostenuta dalle associazioni dei consumatori europee, dalle organizzazioni dei medici e dietologi e, nell’Europarlamento, dai Verdi e dalla Sinistra . E’ una chiarissima vittoria delle lobby dell’industria alimentare, che avrebbero speso un miliardo di euro e inviato più di 100.000 email pur di bloccare la proposta, secondo quanto rivelano il Corporate Europe Observatory (l’Osservatorio che analizza e denuncia l’influenza degli interessi industriali sulla legislazione e sulle politiche dell’Ue) e l’europarlamentare socialista olandese, Kartika Liotard. Secondo l’Osservatorio, è stata una delle due più grandi campagne di lobby che il Parlamento europeo abbia subìto finora, insieme a quella che infuriò qualche anno fa contro l’approvazione del ‘Reach’, il regolamento sui prodotti chimici.
Il sistema ‘a semaforo’ consiste in un codice a colori disegnato per facilitare la comprensione immediata, anche da parte dei consumatori meno avveduti e più frettolosi, delle quantità di grassi, totali e saturi, zuccheri e sale presenti negli alimenti trasformati. Secondo questo codice, la faccia principale della confezione del prodotto dovrebbe riportare in buona evidenza le informazioni sulle quantità (ad esempio quanti grammi per etto) di grassi, grassi saturi, sale e glucidi presenti nell’alimento, iscrivendole in uno sfondo (o mettendoci accanto un bollino) colorato in rosso, se si tratta di una quantità alta o eccessiva, in giallo per un tenore medio e in verde per un tenore basso.
Contro la posizione delle associazioni e consumatori e a favore delle lobby alimentari ha votato tutto il centro destra, ma anche una parte dei socialisti e democratici, in particolare fra gli eurodeputati del Pd, preoccupati che venissero stigmatizzati con un ‘bollino rosso’ anche prodotti tipici italiani come il lardo di colonnata (per i grassi), i prosciutti (per il sale), i formaggi (per i grassi) o persino lasagne e pizze surgelate o altri prodotti tipo ‘quattro salti in padella’. Gli italiani erano anche contro l’indicazione delle calorie nel vino, un’altra proposta respinta dalla Plenaria.
Da notare che contro il sistema di etichettatura chiesto dalle associazioni dei consumatori hanno votato praticamente tutti gli italiani, salvo tre: Iva Zanicchi del Pdl-Ppe, Leonardo Domenici del Pd/S&d e Sonia Alfano dell’Idv/Alde.
Al di là della bocciatura del sistema ‘a semaforo’ respinto – che peraltro gli europarlamentari, con un ulteriore regalo alle lobby, chiedono non sia consentito neanche a livello nazionale – il voto di oggi ha rischiato seriamente di rimettere in discussione un’altra normativa europea importantissima per i consumatori, quella sui cosiddetti ‘profili nutrizionali’.
Per un soffio, con 309 voti a favore, 309 contrari e 31 astensioni (un risultato di parità che, nelle regole dell’Europarlamento, equivale al rigetto della proposta) è stato bocciato l’emendamento 191, che chiedeva l’abrogazione di queste disposizioni, che sono già in vigore, ma sotto costante attacco delle lobby alimentari, perché vietano di attribuire ai prodotti alimentari particolari benefici per la salute se non sono basati sull’evidenza scientifica, e approvati dall’Efsa (l’Autorità Ue di sicurezza alimentare). Per l’industria, che non potrà più basare il suo marketing su queste indicazioni nutrizionali che promettono effetti spesso esagerati sulla salute, si tratta di una sconfitta netta.
Anche in questo caso, va notato il massiccio appoggio degli eurodeputati italiani alle lobby: hanno votato contro il tentativo di eliminare le norme sui profili nutrizionali solo Leonardo Domenici e Sonia Alfano, mentre tutti gi altri, compresi gli eletti dell’Idv e quelli del Pd si sono espressi a favore. I democratici italiani, fra l’altro, sono fra i pochissimi europarlamentari S&d ad essere andati contro la maggioranza del proprio gruppo.
Il regolamento approvato oggi in prima lettura accorpa le diverse disposizioni attualmente in vigore nell’Ue sull’etichettatura alimentare, riordinandole e aggiornandole. Secondo le nuove norme – che ora devono essere confermate dal Consiglio Ue – le confezioni degli alimenti dovranno riportare in etichetta, sulla faccia principale, le quantità di grassi, grassi saturi, glucidi, sale ed energia (calorie) contenute. Accanto a queste indicazioni verrà posta una tabella con le linee guida sulle quantità giornaliere che dovrebbero essere assunte da un adulto per ognuno di questi nutrienti, indicate per 100 grammi o 100 millilitri di prodotto.
In pratica, i consumatori avranno tutte le informazioni sui nutrienti, ma invece di visualizzare immediatamente con il codice a colori del ‘semaforo’ l’eventuale superamento del livello di guardia per il contenuto di sale, zuccheri o grassi, dovranno fermarsi a fare un po’ di calcoli. Sul retro della confezione andranno indicati anche i dettagli sugli altri nutrienti principali: le proteine, le fibre e i grassi trans.
Ci sarà anche l’obbligo di menzionare in etichetta la presenza di ingredienti prodotti con le nanotecnologie (una delle poche richieste delle associazioni dei consumatori accolte).
Una vittoria netta per le richieste italiane, che almeno in questo caso coincide anche con le richieste dei consumatori, riguarda l’etichettatura di origine. L’Europarlamento ha approvato infatti gli emendamenti che chiedevano di specificare la provenienza di tutti i tipi di carne e pollame, dei prodotti lattieri e di altri ingredienti singoli. Oggi l’obbligo di etichettatura d’origine nell’Ue riguarda solo la carne di manzo, il miele, l’olio d’oliva, i prodotti della pesca e frutta e verdure fresche. Gli eurodeputati chiedono anche di estendere quest’obbligo a carne, pesce e pollame usati come ingredienti nei cibi trasformati, ma in questo caso è passato un emendamento che condiziona questa norma a una valutazione d’impatto economico.

fonte aduc

L’ALCHIMISTA NON percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille). La sua forza sono iscrizioni e contributi donati da chi ci ritiene utile.