Intervista con Éric Elmosnino, per il film “La famiglia Bélier”

Éric ElmosninoCHE COSA L’HA AFFASCINATA IN QUESTA STORIA?

Éric Lartigau, di cui ammiro molto i lavori, mi ha mandato la sceneggiatura e l’ho adorata non appena l’ho letta. I personaggi sono molto commoventi e mi sono subito detto che sarebbe stato magnifico se avessi potuto interpretare il professore di canto. Mi divertiva l’idea di incarnare un musicista quando non c’è nessuno meno musicista di me e non è la prima volta che mi viene proposto di interpretarne uno! (ride) Inoltre, trovavo che questo personaggio occupasse un posto a sé nel film e mi piaceva il fatto che accompagnasse veramente la ragazza nel suo percorso.

CE LO POTREBBE DESCRIVERE QUESTO SUO PERSONAGGIO?

Fa parte di quella categoria di persone che passano il loro tempo a raccontare a se stesse e agli altri che ne hanno abbastanza di fare quello che fanno, ma per le quali in fondo il mestiere che esercitano è un motore, un carburante. Il mio personaggio non è in grado di fare altro che dedicarsi ai suoi allievi. Anche se, ovviamente, continua a coltivare in sé un sogno che non è mai riuscito a concretizzare. Mi piace il fatto che abbia lottato per tentare di evolvere, di cambiare orizzonte, ma detto questo, è nel posto più consono a lui, vicino a dei giovani studenti. Del resto, nelle scene in cui è con Paula percepiamo la sua grande generosità: è mosso da uno spirito di abnegazione perché vuole «salvare» quei ragazzi. Questa sua qualità mi ha molto toccato. Inoltre, è un personaggio divertente da costruire: mi faceva ridere il pensiero che avrebbe lavorato con i suoi allievi a partire dal repertorio di Michel Sardou…

CONOSCE IL MOTIVO PER CUI, APPUNTO, SCEGLIE LE CANZONI DI MICHEL SARDOU?

Non ho pensato a un ragionamento cinico da parte sua. Mi sono molto semplicemente detto che gli piace Sardou. Del resto, io stesso ho molto amato questo cantante quando avevo 17 anni: l’ho persino applaudito ad un concerto! In ogni caso, non credo che la scelta sia in relazione con l’ambiente sociale o rurale in cui vive.

CHE RAPPORTO SI CREA TRA LUI E QUESTA GIOVANE DI TALENTO?

C’è qualcosa dell’ordine di un’identificazione tra questo professore e questa allieva. Mi ricordo che in un determinato momento della mia vita, la mia prima professoressa di teatro ha svolto un ruolo decisivo: è stata lei a guardarmi e a notare che il mio posto era là, sul palcoscenico. Ricevere su di sé uno sguardo come quello è miracoloso e ti sconvolge la vita. Quando il mio personaggio sente per la prima volta la voce di questa ragazza, capisce subito che potrà realizzare quello che lui non ha mai potuto fare. In quel preciso istante avviene qualcosa di bello.

COME SI È SVOLTA LA SUA COLLABORAZIONE CON LOUANE?

Durante le riprese si sentiva un po’ «a casa sua» dal momento che il suo personaggio è il cuore del film. Dal canto mio, avevo solo una decina di giorni sul set per girare tutte le mie scene. Abbiamo stabilito un rapporto mentore-allieva e, per certi versi, per lei sono stato come un vero professore che prende il suo studente sotto l’ala. Louane è una bella persona: ho provato una grande tenerezza per lei e mi ha molto colpito il modo in cui Éric l’ha diretta.

COME DIRIGE GLI ATTORI ÉRIC LARTIGAU?

Non gli sfugge niente: resta sempre molto concentrato sui suoi obiettivi. Non è stato sempre facile, perché in alcune occasioni abbiamo dovuto girare delle scene corali con molti attori. Per quanto riguarda il suo modo di lavorare con Louane, la metteva alle strette per riuscire a ottenere il meglio da lei. Eravamo costantemente al lavoro e sono state giornate molto intense.

Nonostante questo, mi ha lasciato un discreto margine di libertà, in particolare nelle scene delle audizioni dei ragazzi del coro, nelle quali ho potuto in una certa misura improvvisare: facevo ascoltare loro musiche diverse per suscitare le loro reazioni e per giunta li provocavo gridando loro che erano negati… È stato veramente molto divertente!

LEI NON È MUSICISTA. HA DOVUTO FARE MOLTE PROVE?

Ho cercato di mettere le mani sui tasti del pianoforte: sapevo di poter bluffare un po’! Ma non abbiamo fatto molte prove. Ho studiato con un vero pianista che mi ha mostrato i gesti fondamentali affinché fossi credibile nella mia interpretazione. Inoltre, per quanto riguarda il canto, mi sono preparato con un maestro.

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