Il lato oscuro della Pampa (parte 1: i Precursori)

Nel secolo scorso, i DETERMINISTI, affermavano che l’immaginazione e la fantasia, fossero privilegio delle brume del Nord, mentre il Sud era realista. Sarà pur vero che il Sud descritto da BORGES è in realtà un sud del Sud, praticamente un estremo Sud, che ripete i climi e i paesaggi del Nord all’inverso, ma c’è una sorta di debolezza nella forma delle argomentazioni dei deterministi, nonché nella sostanza.

L’Argentina è il più europeo dei paesi latino-americani e a differenza del Messico o del Perù, non ha avuto una vera e propria civiltà indigena. I primi coloni vi trovarono solo la PAMPA e i nomadi.

La Pampa, un territorio vuoto nel quale si muovono presenze malefiche e angoscianti, un luogo dove i silenzi abissali, di un paesaggio astratto e desolato, fanno si che gli incubi tormentino i viaggiatori di questa terra, anche da svegli.

“El ombre que se mueve en estas escenas se siente esaltado de temores e incertidumbres fantasticas, de suenos que lo preoccupan despierto”; scriveva il maggior scrittore argentino dell’Ottocento: SARMIENTO.

Sogni, sognati da svegli, incertezze fantastiche e presenze vaporose, per SARMIENTO, erano le caratteristiche fondamentali della Pampa, “uno scenario naturale e vivo per l’immagginario”.
Hudson, nel XIX capitolo di THE PURPLE LAND, ci mostra emblematicamente un gruppo di gauchos seduti intorno ad un fuoco, intenti nel raccontarsi “cose straordinarie, apparizioni e avventure prodigiose”.
L’incertezza del proprio essere, che MURENE definisce: il peccato originale dell’America; consolida quindi la tensione dell’IGNOTO che diventa, come disse CORTAZAR: “così nuestra unica tradicion…”
La letteratura del fantastico si afferma in Argentina con la generazione più PORTENA, quella del 1880, ed entra nel Novecento con LEOPOLDO LUGONES, importante esponente dei MODERNISTI, sia come narratore che come poeta. Come H.G.WELLS, LUGONES era incline alle suggestioni della scienza, senza incorrere però nell’ingenuità del suo predecessore.
Le metamorfosi (bestia versus uomo), presenti in LAS FUERZAS EXTRANAS, non sono trasformazioni esteriori, spettacolari, ma comportamentali. Gli animali di LUGONES, assomigliano all’uomo fino a sfiorarne le caratteristiche più esclusive, come ad esempio la parola. Per lo scrittore, non esiste evoluzione dal semplice al complesso, cioè dalla materia inerte alla materia vivente; ma al contrario differenziazione da un archetipo originario:l’uomo. La tendenza a salire che si osserva nelle specie viventi, non è dunque, un viaggio d’andata ma di ritorno. Quasi sempre le metamorfosi lungoniane, sono opera di un mago o uno scienziato. L’ordine cosmico viene alterato, deliberatamente, con conseguenze sempre disastrose e fatali.

Molto vicino alla tematica lungoniana è HORACIO QUIROGA, anche se è lo scrittore meno porteno dell’epoca.
QUIROGA visse la maggior parte della sua vita nella foresta intorno a Missiones, tra gli animali selvaggi che fece protagonisti dei suoi racconti. Ciò che rende originali, alcuni racconti dello scrittore, rispetto alla ghost story tradizionale è il ricorso al cinema in quanto arte ed invenzione tecnica. Nel racconto EL ESPECTRO del 1921, il cinema ha modificato la condizione degli attori defunti, che non ottengono la pace e sono condannati a sopravvivere in una “SOBREVIDA INTANGIBLE”, mentre si continuano a proiettare i loro film.
EL VAMPIRO del 1927, audace racconto, presenta un esperimento scientifico, attraverso il quale il protagonista, moderno pigmalione, tenta di far vivere l’immagine cinematografica di un’attrice con l’aiuto, in parte compiaciuto, in parte disgustato di un allievo di Gustave Le Bon…
Per concludere questa prima parte, dedicata alla letteratura del fantastico in Argentina, vorrei fare un piccolo commento.

“Ogni volta che mi accingo a leggere un racconto di autori come Borges, ho l’impressione di leggere un Giacomo Leopardi delle Operette, con la visionarietà apocalittica di Wells o Verne e con la follia spettrale di Poe…”

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