Wyrmowood: Road of the dead

Un sanguinario zombie-movie on the road.

All’improvviso la gente si trasforma in morti viventi, non si capisce la causa, è qualcosa nell’aria. A farne le spese anche la famiglia di Barry che vede morire la moglie e la figlia, l’uomo nella disperazione si unisce ad altri sopravvissuti con l’intento di trovare la sorella Brooke.

Negli ultimi tempi dall’Australia giungono buone notizie per l’horror, dopo i casi più eclatanti di Wolf Creek 2 e Babadook, ecco un altro piccolo e sanguinolento esempio di cattiveria e violenza intitolato Wyrmwood. La controindicazione è meglio comunicarla subito: si tratta di un indie-horror fatto con una manciata di soldi, quindi con tutte le limitazioni e le povertà del caso. Prendere o lasciare, fermo restando che difficilmente il film godrà di una distribuzione decente internazionale. Si tratta di uno zombie-movie vecchio stampo con un certo appeal in fatto di efferatezze e azione, al punto che molti hanno scomodato frasi impegnative ma efficaci come “Mad Max incontra Zombi (Dawn of the Dead”. Non siamo, chiaro, ai livelli dei capolavori di Miller e Romero ma il concept di base si respira e risulta piuttosto gustoso.

Wyrmowood ha uno dei più alti bodycount in termini di morti ammazzati e cervella fatte saltare in primo piano a colpi di pistole e fucili a canne-mozze visti in un film di zombi, già questo è un aspetto che gli esegeti del filone dovrebbero gradire. La sceneggiatura è di uno scarno da fare paura, ci sono gli zombi da fare fuori e basta (!), ma ha il buon gusto di inserire dosi di ironia suggestive, diciamolo pure folli: si scopre che il sangue degli zombi può sostituire la benzina delle macchine. Ecco quindi sequenze pazze con morti viventi usati come “pile” putrescenti per le macchine, quasi un rimando alle “flebo-umane” di Mad Max Fury Road. A proposito di Mad Max, i protagonisti si bardano come le orde di Humungus in Mad Max 2 con tute borchiate e maschere protettive e equipaggiano un suv con sbarre di metallo e armi micidiali, in questo caso un arpione da caccia grossa.

Il regista esordiente Kiah Roache-Turner è cresciuto a pane e Evil Dead, tanto che il protagonista Barry (Jay Gallagher) è un potenziale novello Ash che si trova ad essere un accoppa-morti viventi suo malgrado, la ricerca dell’azione continua inoltre riporta al Sam Raimi prima maniera (quanto ci manchi!), peccato solo che Wyrmwood non sia per niente brillante in fase di sceneggiatura, problema che comporta alcuni passaggi morti (è il caso di dirlo visto il tema) che girano a vuoto. Il film è però pieno di elementi bizzarri, come il personaggio dell’aborigeno che fa molto folklore e presa, oppure lo zombi che ha le sembianze dell’Hulk di Lou Ferrigno.

A sfavore del film la scarsa varietà delle locations, una di queste è l’interno di un camion laboratorio in cui uno scienziato pazzerello fan di Michael Madsen di Le Iene, visto che si lascia andare a balletti prima di torturare le sue vittime, conduce strani esperimenti. Tra le sue cavie anche la bella e tosta Brooke di Bianca Bradey, una sorta di Lindsay Lohan glaciale, una delle protagoniste del film che, oltre a uno sguardo che uccide, riserba per il finale uno sviluppo sorprendente. Wyrmowood è l’esatto opposto di un altro notevole zombie-horror indipendente, l’americano The Battery, tutto basato sulle pause, la noia e il girovagare solitario dei protagonisti in un mondo funestato dagli zombi, i due film sono però accomunati dalla similare scena in cui i protagonisti sono chiusi in macchina circondati da zombi. Due film da vedere uno dietro l’altro, per scoprire che le vie dello zombi horror sono infinite.

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