Chiacchierando con Franco J Marino

C’è spazio per i contautori in Italia?
Io credo che il cantautore sia patrimonio da proteggere. Certamente se guardiamo ai talent e alla mancanza di investimenti
da parte delle major il quadro è triste; poi penso che chi veramente funziona e soprattutto nei live, sono i grandi e meno grandi cantautori italiani che registrano sempre date
sold out; evidentemente la gente vuole questa musica ma non gli si da l’opportunità di scoprire nuovi talenti.
Ci sono casi, per fortuna, in cui uomini appassionati della musica di qualità vanno oltre, alla ricerca di nuovi cantautori. E’, ad esempio, il caso di Fonoprint che ci crede e che dovrebbe essere presa come esempio positivo dal resto della discografia.

Raggiungere un proprio stile e identità, quanto è importante per un musicista?
E’ fondamentale! La ricerca continua, la conquista preziosa dell’essere originale, di essere riconoscibile.
Certo non è semplice, è un percorso che si deve fare. Chi si distingue, oltre al talento, deve però veramente essere diverso; partendo dal carattere, dal modo di pensare,
dalla consapevolezza di non essere omologato e di aborrire il conformismo dato dall’inseguimento di un dio che non è la musica.

Cos’è la musica per te?
La vita! l’amore, la sofferenza. Per me è una donna!

Si può insegnare a volare?
Si può sollecitare l’animo del prossimo a volare, attraverso la comunicazione sincera dei sentimenti, ma non tutti possono volare.

Parliamo un po’ della tua ultima fatica “Tamuè”, come nasce?
E’ nato dalla sinergia tra il maestro Mauro Malavasi, che è sempre stato appassionato a Napoli e alla sua cultura, e il sottoscritto. Stavamo, un giorno d’ estate, a casa sua a pranzo e cantando un pezzo che stavo scrivendo in quei giorni, lui ha cominciato con le forchette a disegnare un groove particolare, insolito, e da lì è nato tutto. Rappresenta l’inizio di un nuovo percorso dove al centro di tutto c’è la danza, la passione, la leggerezza come momento liberatorio e la poesia nonostante gli alti e bassi della vita, concetti che ha immediatamente sposato anche il maestro. Ispirati da una frase di Pina Baush: “danziamo, danziamo, altrimenti siam perduti”.

Progetti futuri?
Intanto penso a realizzare il progetto “Tamuè”; stiamo, con il maestro Mauro Malavasi, in studio da maggio scorso, poi si passerà ai concerti che è il momento artistico
più emozionante.

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