Vlad III di Valacchia

Il vero nome, o meglio il soprannome, del Principe della Valacchia non era,come erroneamente si pensa, Dracula, adattato dal rumeno, bensì Draculea. Di origine latina, questo soprannome gioca sull’ambiguità del sostantivo DRAC, che significa dragone o diavolo, mentre UL è un articolo determinativo, pari al nostro”il”; EA significa “figlio di”, in quanto il soprannome della sua casata gli derivava dal padre.Il padre Vlad II fu chiamato Dracul il cui significato era “Demonio” dato che questi divenne il suo simbolo. Il figlio venne chiamato in romeno Drăculea (che puo significare l’appartenenza, la discendenza dal “Dracul”). In rumeno il termine Dracul poteva essere interpretato anche come Diavolo ma può essere interpretato come storpiatura del nome dragul- cioè caro, prezioso.

Vlad III divenne dunque “Figlio del Diavolo”

Ma qual’è la vera storia del principe Vlad?

La storia ci dice che Vlad III di Valacchia (Sighişoara, 2 novembre 1431 – dicembre 1476) fu un voivoda valacco. Conosciuto anche come Vlad Ţepeş (pronuncia: /tsepeʃ/) o Vlad l’Impalatore fu, a più riprese, principe di Valacchia: nel 1448, dal 1456 al 1462 ed infine nel 1476.
Dracula aveva diciotto o diciannove anni quando s’impossessò del trono dei suoi avi, la stessa età di Murad II e di Maometto II quando salirono sul trono dei sultani ottomani. A differenza di questi sovrani, però, Vlad vantava un’esperienza più ricca, frutto dei soggiorni trascorsi, a partire dalla nascita, in tre «mondi» diversi: Sighişoara e il mondo dei Sassoni della Transilvania, la Valacchia dove aveva trascorso i suoi anni più belli, quelli del passaggio dell’infanzia all’adolescenza, e infine il mondo ottomano dall’Anatolia e di Adrianopoli, dove aveva vissuto dal 1444.

Grazie al suo dominio, il principato di Valacchia riuscì a mantenere la sua indipendenza dall’Impero ottomano. La sua crudeltà gli valse il soprannome di Ţepeş, che in rumeno significa l’Impalatore.

L’8 febbraio del 1431, a Norimberga, l’imperatore Sigismundo di Lussemburgo concesse il governo della Valacchia a Vlad II, uno dei suoi più fedeli e valorosi sostenitori.
Per convalidare questa investitura, l’imperatore diede al suo protetto un medaglione dorato con inciso un drago: era questo, infatti, il sigillo dei cavalieri dell’Ordine del Drago al servizio di Sigismundo.
Il medaglione rappresentava il simbolo della vittoria di Cristo sulle forze del male: chi lo indossava non poteva separarsene finché fosse in vita.
Il suo strumento di tortura preferito era l’impalamento. I metodi d’impalamento erano sostanzialmente due, il primo consisteva nell’uso di un’asta appuntita che trafiggeva il condannato all’altezza dell’addome per poi issarlo in alto. La morte poteva essere immediata o sopraggiungere dopo ore di agonia.

Il secondo metodo d’impalamento consisteva nell’utilizzo di un’asta arrotondata all’estremità che cosparsa di grasso veniva inserita nel retto della vittima che poi veniva issata e tenuta infilzata, il peso stesso del condannato faceva penetrare l’asta all’interno del corpo e la morte sopraggiungeva dopo anche due giorni di lenta agonia.

Adottò questo metodo dai turchi, adattandolo alle sue più specifiche richieste: creò metodi diversi per impalare i ladri, i guerrieri nemici, gli ambasciatori del Sultano, i traditori.

  •  I ricchi venivano impalati stendendoli più in alto degli altri o facendo ricoprire l’asta d’argento.
  • Per i mercanti fece incidere delle tacche sull’asta, al fine di aumentare il tempo dell’agonia.
  • Nella città di Sibiu, nel 1460 Vlad Ţepeş fece impalare 10.000 persone, e cosparse alcuni corpi con miele per attirare ogni tipo di insetto.
  • Le donne macchiatesi di tradimento nei confronti del marito venivano impalate davanti alla loro casa.
  • Nel 1459, durante il giorno di san Bartolomeo, a Braşov, Dracula fece invitare a palazzo alcuni mercanti che avevano mostrato odio e disprezzo nei confronti della sua persona. Decise di farli saziare di cibo e, quindi, fece sventrare il primo e obbligò il secondo a mangiare ciò che il collega, ormai senza vita, aveva nello stomaco. L’ultimo mercante venne fatto bollire e la sua carne fu data in pasto ai cani.
  • Nel 1461 un ambasciatore del Sultano turco arrivò nel palazzo, si prostrò ai piedi di Vlad III, ma non si volle togliere il turbante perché rappresentava il simbolo della propria religione. Dracula, irritato da quel gesto, ordinò di inchiodare il turbante alla testa dell’ambasciatore.
  • Lo stesso Dracula amava assistere all’agonia dei suppliziati, tanto da prendere l’abitudine di banchettare in mezzo alle forche su cui erano gli impalati.
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