La Tavola di Smeraldo

Erano trascorsi pochi anni dalla morte del Cristo quando Apollonio, filosofo greco, scese nei sotterranei della città anatolica di Tiana, la parte sud-orientale dell’odierna Turchia, in prossimità di un monumento dedicato alla mitica figura greco-egiziana di Ermete Trismegisto, dove, secondo un’iscrizione, nelle fondamenta di quel monumento erano custoditi i segreti della natura.
Durante la perlustrazione, Apollonio trovò una statua raffigurante Ermete con in mano una tavoletta di colore verde sulla quale era impressa la rivelazione delle essenze nascoste delle cose. A questa figura, considerata depositaria della parola e della sapienza divina, furono attribuiti scritti che presero perciò, il nome di ermetici. Uno di essi è la “Tavola di Smeraldo”, il cui contenuto fu ripreso nel “De secretis naturae”. Fu soprattutto quel testo, divulgato in Europa nel XII secolo, a far conoscere in occidente il contenuto della “Tavola di Smeraldo”, sulla quale, secondo la leggenda, Ermete aveva inciso l’enigmatica iscrizione con la punta di un diamante. Nel volume si trovavano spiegati tutti i misteri sul creato, appresi da Apollonio.
Durante il Medioevo, il testo, nonostante la sua limitata diffusione divenne una delle fonti di riferimento per gli studiosi di esoterismo: chi era in grado di decrittarlo apprendeva i segreti divini ed entrava in possesso della capacità di incidere nella realtà materiale attraverso una tecnica di trasmutazione alchemica.

Questo il testo: ” Una verità certa senza dubbio, l’alto proviene dal basso e il basso dall’alto, la realizzazione dei prodigi viene da una sola cosa con un unico procedimento… il sottile è più nobile del denso, con mitezza e decisione sale dalla terra al cielo e discende alla terra dal cielo, e in esso vi è la forza dell’alto e del basso, perché possiede la luce delle luci e perciò la tenebra fugge da esso, forza delle forze domina ogni cosa sottile, penetra in ogni cosa densa, secondo la creazione del macrocosmo si produce l’opera, è questo è onorifico e perciò sono chiamato Ermes tre volte saggio.”

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