Last Shift (2014 )

Jessica è una poliziotta novizia che si trova a fare il suo primo turno in una stazione di polizia che è stata appena dismessa.Dovrebbe essere una nottata tranquilla senza scocciature ma in realtà comincia a ricevere strane telefonate. E la nottata diventa lunghissima.
Finalmente riesco a scrivere quattro parole in croce su questo film che ha rischiato davvero di essere la recensione più annunciata e mai scritta sul blog.
E si che a questo filmetto fatto con un pugnetto di dollari, un set e meno di dieci attori non si riesce a voler male neanche per sbaglio.
Sono rimasto volutamente sul vago riguardo alla sinossi perché lo so che un lettore un minimo smaliziato che sappia contare almeno fino a tre mangerebbe subito la foglia.
Poliziotto + Stazione di polizia dismessa = Carpenter.
E il regista, tale Anthony DiBiasi ( anche sceneggiatore), mai incrociato prima nonostante un curriculum che comincia a essere lunghetto, colpa mia naturalmente, dimostra di avere le idee chiare in testa.
Poche ma chiare: prendi Carpenter e quel film che non sto neanche a nominare perché diventerei noioso , ci metti un paio di Wannate ( leggasi colpi di scena stile James Wan, vale a dire qualche spavento a buon mercato ma confezionato come il dio del cinema horror comanda), condisci con un paio di Shyamalanate che sono anche meglio di quelle che ormai escono dalla mente del suo creatore originale e hai un filmetto agile e spedito che corre come un assatanato per i 90 minuti scarsi della sua durata.
E diverte. Diverte assai ed è questo quanto gli era stato chiesto.
Intendiamoci, il signor DiBiasi non è affatto uno sprovveduto e questo film non è la botta di culo del principiante o una ciambella riuscita incredibilmente col buco ben oltre le intenzioni del suo autore.
E’ un film ordinato, meticoloso che non fa pesare mai la sua assenza di budget ovviando con una capacità ai limiti del prodigioso di creare un’atmosfera che man mano che passano i minuti diventa sempre più irrespirabile.
La stazione di polizia da sfondo amorfo si erge a vera e propria coprotagonista (un po’ come succedeva con Ripley e i corridoi della Nostromo) accanto a Jessica, recluta cazzuta eppure fragile con un passato nebuloso quanto il suo presente , per non parlare del futuro.
Le sue visioni diventano il pane e salame di un film che sa spaventare senza riscrivere alcuna regola, citando classici ma senza fossilizzarsi o incancrenirsi nelle sabbie mobili della deferenza fine a se stessa.
Un film in cui più passa il tempo più si fa fatica a distinguere il vero dalla visione, la realtà dall’incubo, ed è questo che mette ansia nello spettatore anche se si sa fin da subito dove più o meno si andrà a parare.
Eppure quelle pareti spoglie diventano sempre più opprimenti e la mente di Jessica un rebus la cui soluzione si allontana sempre più.
Tutte cose che su pagina scritta rendono poco l’idea: il consiglio è di vedere per credere, o meglio per non credere a tutto quel bastimento di visioni che si porta dietro la mente sempre più offuscata di Jessica.
Una visione fresca e disintossicante, lontana dal bailamme plastificato che caratterizza tanto cinema di genere odierno.
Film di citazioni oneste, confezionato in modo impeccabile ( anche il montaggio è da manuale con tutti quegli stacchi a filo con l’orrore che è lì lì per invadere l’inquadratura ma spesso gli rimane solo tangente) che assolve perfettamente al suo compito.
Intrattiene e spaventa.

PERCHE’ SI : atmosfera irrespirabile, protagonista convincente, scenografie inquietanti, citazioni intelligenti.
PERCHE’ NO : DiBiasi non rischia quasi nulla , a tratti si respira un po’ troppo Carpenter.,brutta locandina, titolo spoileroso…


LA SEQUENZA:
l’incontro di Jessica con il collega che aveva fatto l’ultimo turno col padre


DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :

Mai giudicare un film dalla locandina

(VOTO : 7 / 10 )

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