In crescita il numero degli uomini nel settore domestico ma guadagnano meno delle donne

DOMINA - Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico

Le lavoratrici domestiche guadagnano più degli uomini (+9%). Alle donne straniere la retribuzione annua più alta (7.594 euro). Il lavoro domestico corre in controtendenza rispetto gli altri settori economici

Il lavoro domestico è, storicamente, un settore caratterizzato da una forte presenza femminile.

Dal IV Rapporto annuale di DOMINA, Associazione nazionale datori di lavoro domestico, emerge ancora una volta una situazione in controtendenza rispetto agli altri settori economici: nel lavoro domestico gli uomini guadagnano meno delle donne. Oltre ad una prevalenza numerica, le donne svolgono mediamente lavori con maggiore responsabilità e più ore settimanali. Di conseguenza, la spesa delle famiglie per il lavoro domestico è destinata per l’86% alle lavoratrici donne, che peraltro percepiscono mediamente più degli uomini.

I dati INPS aggiornati al 2021 evidenziano come l’85% dei lavoratori domestici in Italia sia di genere femminile. In particolare, le donne straniere rappresentano il 58% del totale (oltre 553 mila), mentre le donne italiane sono 263 mila (27%). Gli uomini sono invece il 15%, con quasi 120 mila uomini stranieri (12% del totale) e 25 mila uomini italiani (3%).

Tuttavia, negli ultimi otto anni sono gli uomini italiani il gruppo che ha registrato l’incremento maggiore (+72,0%). Anche le donne italiane hanno registrato un aumento significativo nello stesso periodo (+39,3%), mentre sono diminuite sia le donne straniere (-10,2%) che gli uomini stranieri (-18,4%).

Dai dati INPS è possibile analizzare anche la retribuzione per ciascun gruppo (per genere e nazionalità). Oltre alla retribuzione netta, l’Associazione DOMINA ha calcolato la spesa delle famiglie include i contributi previdenziali e il TFR, per una spesa annua complessiva di 8,06 miliardi.

Ne risulta che le donne straniere (che rappresentano il 57,5% dei lavoratori), percepiscono il 65,4% della spesa annua, per un importo complessivo di 5,27 miliardi. Questo dipende naturalmente dalla tipologia di mansioni svolte e dalle ore lavorate, essendo le donne straniere generalmente impiegate nei lavori di assistenza con più ore e più responsabilità.

È possibile quindi calcolare la retribuzione media annua per ciascun gruppo. Mediamente ciascun lavoratore domestico assunto regolarmente ha percepito 6.688 euro nel 2021. L’importo pro-capite più elevato spetta alle donne straniere (7.594 euro), evidentemente impiegate per più ore e in mansioni di livello superiore.

La retribuzione media più bassa è invece quella delle donne italiane (5.040 euro).

Complessivamente, l’Associazione DOMINA valuta che la retribuzione media per le donne è di 6.770 euro annui, +9% rispetto a quella degli uomini (6.227 euro).

La disparità di retribuzione annua risulta evidente dalla distribuzione per classe di retribuzione. Tra le donne straniere, quasi un terzo percepisce più di 10 mila euro annui (32,5%). Considerando anche la classe con almeno 6 mila euro, si ottiene più del 60% del totale. Di conseguenza, meno del 40% delle donne straniere percepisce meno di 6 mila euro annui.

Tra le donne italiane la situazione è capovolta: il 64% percepisce meno di 6 mila euro, mentre solo il 13,2% riceve più di 10 mila euro annui.

Più omogenea la situazione tra gli uomini, con la classe con almeno 10 mila euro che va dal 18,0% degli stranieri al 22,1% degli italiani. Anche in questo caso, comunque, gli stranieri svolgono mansioni con retribuzioni più elevate.

Commenta Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale dell’Associazione DOMINA “storicamente, il lavoro domestico ha da sempre contribuito all’emancipazione femminile. In primo luogo perché rappresenta un’opportunità lavorativa per molte donne, anche senza titoli di studio elevati. Ma anche perché, fornendo alle famiglie un aiuto nelle mansioni di cura e assistenza, “libera” le donne da compiti generalmente in capo a loro.

Le donne, in particolare quelle straniere, svolgono prevalentemente lavori di assistenza a persone non autosufficienti, in molti casi in convivenza con il beneficiario. Questo determina più ore di lavoro in mansioni più delicate, con un evidente impatto sulle retribuzioni annue”.

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