Davide Solfrini – Luna Park, recensione

Cover_03“Luna Park” è uno di quei titoli che inevitabilmente rievoca ricordi; ricordi di un luogo dove praticamente siamo passati tutti. Davide Solfrini giunge al suo nuovo album facendo tesoro di quanto appreso negli anni. È ancora una volta quel suono di matrice americana tra rock, folk e blues a intagliare queste nuove canzoni. Il cantautore romagnolo fa quasi tutto da solo, col sostegno di Gabriele Palazzi Rossi e Francesco R. Cola alla batteria, Paolo Beccari all’armonica ed Omar Bologna alla chitarra. Nel “Luna Park” di Davide la vita gira come una giostra, lungo un viaggio fatto di ricordi adolescenziali, di solitudine, storie di tossicodipendenza, di amori perduti. Uno scenario, quello disegnato da Solfrini, che però sa di speranza. Canzoni autentiche, palpabili, volte a collocare il tempo, i luoghi e i ricordi. Abbiamo tra le mani un lavoro onesto, sincero, fatto di canzoni che funzionano sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista dei testi. Penso soprattutto a brani come Bruno, Cenere, Luna Park; a ballate come Mai più ogni cosa, Ci vuole tempo. È rock che racconta la vita, con le sue vittorie e le sue sconfitte. Un’ identità musicale ormai delineata. Una scrittura essenziale e di carattere. Un suono che oltre a rifarsi al rock più classico, si contagia oggi di elettro-wave in stile 80’s (Luna Park, Hardcore) e di acidi spasmi noise (Mi piace il blues). Davide ha il giusto potenziale, e al prossimo giro potrebbe sorprendere davvero.

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