Intervista con Giulia Pratelli

Cosa ti ha fatto appassionare alla musica?
Penso sia stato il modo di ascoltare e di appassionarsi ai dischi che vedevo nei miei genitori: ho dei bellissimi ricordi della musica scoperta insieme a loro, nei viaggi in macchina e a casa, dai cantautori italiani ai Queen e l’opera di Puccini.

Chi ti ha ispirato a fare musica?
Probabilmente tutti i grandi artisti che ho ascoltato negli anni e le canzoni che ci hanno lasciato: provare a cantarle e suonarle è stato un grande stimolo per avvicinarmi allo studio e imparare sempre di più, fino ad arrivare a scrivere da sola i miei brani.

Come descriveresti la musica che di solito crei?
Mi piace che siano gli altri a descrivere quel che scrivo, spero che possa essere “vicina” emotivamente a chi ha voglia di ascoltarla.

Puoi raccontarmi il tuo processo creativo?
Non è mai uguale: a volte inizia con una frase, altre con una piccola melodia. Le idee non nascono mai nello stesso modo ma provo sempre a non lasciarle scappare e prendo appunti, che poi provo a sviluppare non appena possibile.

Con chi ti piacerebbe di più collaborare?
Ci sono tantissimi artisti con cui vorrei collaborare, i primi che mi vengono in mente (nella loro siderale lontananza) sono Paul Mc Cartney e Sting, ma anche Ivano Fossati, Niccolò Fabi e Daniele Silvestri.

Qual è il messaggio che vorresti dare con la tua musica?
Non c’è un messaggio in particolare, spero che gli ascoltatori possano comprendere e magari condividere il mio sguardo sulle cose e la mia voglia di cercare la bellezza anche nei posti meno adatti e consueti.

Perché il nostro pubblico deve ascoltare la tua musica?
Più che “deve” direi che chiunque vorrà farlo sarà accolto a braccia a aperte da questo disco e da queste canzoni, che non vedo l’ora siano là fuori per diventare di chiunque voglia fare con loro amicizia.

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