La musica linguaggio universale: suono della Madre Terra. L’intervista a Joseph Bruno

Cosa ti ha spinto verso la musica?
La mia voglia di esprimermi; spesso, l’incomunicabilità: penso che tutto questo abbia avuto un peso importante e che mi abbia aiutato a coltivare la mia passione. Tutto è cominciato per caso con amici: non penso fosse qualcosa di premeditato, ma qualcosa di puramente naturale. Penso di aver fatto piccole scelte, durante gli anni, che mi hanno portato qui, oggi.

Raccontaci un po’ del tuo percorso artistico…
Ho iniziato all’età 12 anni. Il mio primo gruppo? I Mania, ossia gli attuali Aura, con cui da poco abbiamo ultimato il nuovo album. Ho avuto tante altre esperienze, avendo la fortuna di suonare con musicisti come Rossella Cosentino, Marco Berti, Massimo Magaldi, Giovanni Rago, Gino D’Ignazio. Successivamente, con gli Aura abbiamo realizzato gli album “Deliverance” e “Noise”. Ho suonato, poi, nel gruppo di musica popolare Tarantanova, con i Barracca Republic, con gli Enjoy the Void di Sergio Bertolino. Sono successivamente approdato alla Some Music Records dell’amico Cristian Botti, con cui abbiamo da poco ultimato il mio album “Joseph”, uscito di recente, insieme al mio nuovo singolo, “Fly”.

Cos’è la musica per te?
La musica è per me uno dei pochi linguaggi che riesce ad imporsi direttamente sulla coscienza dell’individuo, al di là delle mediazioni culturali o conoscitive. Un po’ come le pitture rupestri degli uomini primitivi: direttamente la natura e nient’altro. La musica è in grado di bypassare ogni filtro ed arrivare a colpirci, portando il messaggio che il compositore ha intriso nelle note. La musica è vita. Anche solo scrivere queste parole è musica: il suono delle dita che battono sui tasti è musica. La musica e un linguaggio universale, è il suono della Madre Terra, eterna connessione d’ogni simile.

Parliamo del tuo album di debutto, come nasce?
È un album che arriva in un momento storico ed esistenziale di totale cambiamento, una riflessione di quanto sia accaduto durante questi due anni di pandemia. Musicalmente si discosta leggermente da quanto proposto nei miei tipici progetti: i riferimenti musicali sono quelli degli anni ‘80. Ne ho sentito tanto la mancanza di quegli anni, durante questo periodo, e volevo comunicare attraverso l’album questo mio stato d’animo. I brani sono stati elaborati in studio da me e dall’amico Cristian Botti, che si è occupato delle tastiere e delle batterie, mentre io mi sono occupato di tutte le chitarre e i bassi, oltre ovviamente ai cantati. In “Live your life” c’è la batteria dell’amico Giovanni Trotta, in “Beyond this way” il basso dell’amico Pietro Lorenzotti; in “Fly”, invece, le parti corali sono di Arianna Cirillo e Caterina Fucciolo. Direi che la fase più bella del processo compositivo in studio è stata la ricerca armonica per i brani, un lavoro durato due anni: bisognava trovare le giuste soluzioni per un album fondamentalmente esistenzialista, e credo che il risultato finale abbia dato un valido risultato.

Progetti futuri?

Attualmente sono in fase compositiva per il nuovo album e sto arrangiando e preparando, col mio gruppo, i bani per nuove date live di presentazione dell’album. Con l’amico Cristian Botti stiamo lavorando a nuovi progetti musicali, mentre con i compagni di viaggio Aura abbiamo un nuovo album pronto; inoltre, ci sono in arrivo tante altre serate in acustico col compagno di viaggio Emanuele Montesano, in cui riproporremo i nostri due rispettivi album d’esordio… Un sentitissimo abbraccio, a risentirci presto. Joseph.

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