Quattro chiacchiere con Riccardo Inge

Partiamo dalle tue origini artistiche, quando hai iniziato a interessarti alla musica?
Da piccolo ero chiamato “il canterino” perché cantavo sempre, mi registravo con le cassette e i vecchi mangianastri per ore. Inoltre ho sempre vissuto con la musica in casa perché i miei tenevano la radio accesa tutto il giorno.
Dai Beatles a Battisti passando dai Queen fino a Celentano. Prendevo in prestito le raccolte che trovavo in casa per ascoltarle, soprattutto durante i viaggi in macchina. Poi iniziai a suonare la chitarra, come mio padre, da autodidatta perché volevo mettere su una band con cui suonare anche la mia musica. In questa crescita ha avuto un ruolo fondamentale mio fratello (più grande di me) che mi ha fatto ascoltare fin da piccolo i grandi classici italiani e della musica heavy metal/rock internazionale.

Utilizza solo 5 parole per descrivere la musica?
Necessità, impegno, passione, inquietudine, vita

Il ricordo più intenso che hai di Cranio Randagio…
I giorni delle riprese del video “Cosa resterà di noi” sulla diga del Vajont, fu un bel momento di condivisione dei nostri mondi. Ricordo in particolare quando la sera, seduti sul divano del B&B, mi fece sentire in anteprima le sue nuove canzoni a cui stava lavorando.

Parlaci di “Giorni di festa”, come nasce questo ep?
Nasce dalla voglia di esistere nel mondo della musica. Per anni ho fatto musica con una band, decine e decine di live senza, però, mai pubblicare tutto il materiale inedito che avevamo.
Quando decisi di ripartire come solista misi al centro la necessità di presentare chi fossi, raccontando la mia storia con le mie canzoni vecchie e nuove. Non è stato facile fare tutto da solo e devo ringraziare le poche persone che mi hanno supportato (e a volte anche sopportato), grazie a loro sono riuscito a registrare delle canzoni con caratteristiche diverse, ma che rappresentano il mio mondo in una sorta di piccolo biglietto da visita.

Conta di più il testo o la musica in una canzone?
Sicuramente entrambi anche se in modo diverso. Sono sempre stato più legato alla musica, ma soprattutto negli ultimi tempi sto scoprendo il peso e il valore delle parole. Diciamo che potremmo prendere una via di mezzo: la linea melodica della voce, ciò che fa davvero la differenza e che rende le canzoni così diverse pur usando gli stessi accordi.

Progetti futuri?
Usciranno almeno altri due singoli estratti da questo EP in attesa di portare il progetto dal vivo il più possibile con la mia nuova band. Ho bisogno di vivere il palco con un set elettrico, ci sto lavorando proprio in queste settimane e conto di riuscirci a partire da questa estate.
Poi dopo l’estate mi piacerebbe iniziare a lavorare su un album con gli inediti che ho scritto: una montagna ripida che non vedo l’ora di iniziare a scalare.

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